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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Sorveglianza delle infezioni da Clostridioides difficile

Cosa è il C.difficile

Clostridiodies difficile è un bacillo anaerobio, gram-positivo, sporigeno e tossigeno, a trasmissione oro-fecale, ampiamente distribuito nell’ambiente e in grado di colonizzare il tratto intestinale dell’uomo e di altri mammiferi. Il trattamento con antibiotici è considerato il principale fattore di rischio per l’infezione da C. difficile (CDI) in quanto, alterando l’equilibrio della microflora intestinale, favorisce la moltiplicazione di questo patogeno, la produzione di tossine e quindi l’infezione.

 

La CDI può presentare un’ampia gamma di manifestazioni cliniche, da semplici diarree autolimitanti fino a quadri clinici molto severi, quali la colite pseudomembranosa e il megacolon tossico. La gravità delle CDI dipende sia dalla risposta immunitaria dell’ospite, sia dalla virulenza del ceppo di C. difficile causa dell’infezione.

 

Qualche dato

La CDI è una delle più importanti infezioni correlate all'assistenza sanitaria (ICA) nei Paesi industrializzati, dove C. difficile rappresenta la principale causa di diarrea in ambito ospedaliero. Lo studio “Global burden of Clostridium difficile infections: a systematic review and meta-analysis” pubblicato nel 2019 sul Journal of global health, indica che globalmente l'incidenza delle CDI è di 2,2 per 1000 ricoveri l'anno e 3,5 per 10.000 giorni-paziente l'anno.

 

Negli ultimi decenni si è registrato non solo un aumento dei casi di CDI ma anche della gravità di queste infezioni e della mortalità associata, soprattutto nei pazienti anziani, con un conseguente aumento della durata della degenza ospedaliera e dei costi di assistenza sanitaria diretta e indiretta. Questo nuovo quadro epidemiologico è stato associato all’emergenza di ceppi di C. difficile con caratteristiche di elevata virulenza e multi-resistenza agli antibiotici (MDR – Multidrug Resistant), che presentano diffusione internazionale o locale.

 

Sorveglianza delle CDI in Europa

La sorveglianza assume quindi un ruolo centrale nella prevenzione e nel controllo della CDI, consentendo il monitoraggio del trend epidemiologico dell’infezione e delle caratteristiche microbiologiche dei ceppi causa di infezione e, quindi, permettendo di identificare tempestivamente la circolazione/emergenza di ceppi a elevata virulenza. Inoltre, la sorveglianza svolge un ruolo cruciale nell’implementazione dei programmi di intervento contro le CDI, fornendo alle direzioni aziendali e agli operatori sanitari dati aggiornati sull’incidenza dell’infezione, sui gruppi di popolazione/ambiti assistenziali più interessati, sulla tipologia dei ceppi circolanti, sulla frequenza e sulle caratteristiche degli eventi epidemici.

 

Dal 2016 l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) sta coordinando la sorveglianza delle CDI negli ospedali per acuti dei Paesi europei e dello Spazio Economico Europeo (SEE), con un Protocollo Operativo (PO) prodotto per implementare e armonizzare la sorveglianza delle CDI in Europa.

 

Sorveglianza delle CDI in Italia

In Italia non è ancora attivo un Sistema di sorveglianza nazionale di queste infezioni ma nel 2019 è stato avviato il progetto “Sostegno alla Sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza anche a supporto del PNCAR”, finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che prevede la predisposizione di un sistema nazionale dedicato alla sorveglianza delle ICA, inclusa la sorveglianza delle CDI.

 

La fase pilota della sorveglianza delle CDI si svolge nel periodo 2022-2023, basandosi sul PO proposto dall’ECDC, e coinvolge un numero rappresentativo di strutture ospedaliere pubbliche italiane. Durante la sorveglianza pilota vengono raccolti dati epidemiologici e microbiologici. Questi ultimi sono forniti dall’analisi (caratterizzazione e tipizzazione molecolare) dei ceppi inviati all’ISS dalle strutture ospedaliere partecipanti.

 

Lo studio pilota ha ricevuto l’approvazione del Comitato Etico Nazionale per le sperimentazioni degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR) e altri Enti Pubblici a carattere nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. L'implementazione della sorveglianza - coordinata da Patrizia Spigaglia del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS - è stata possibile grazie al supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM .

 

 

Risorse utili e riferimenti

 

Data di ultimo aggiornamento: 2 marzo 2023

Data di creazione della pagina: 22 settembre 2022

Testo scritto da: Giulia Fadda, Paolo “Fortunato” D’Ancona, Patrizia Spigaglia, Fabrizio Barbanti e Enrico Maria Criscuolo - Dipartimento Malattie Infettive, ISS