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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Efsa: ecco le raccomandazioni sulla prevenzione e la riduzione delle zoonosi

Alla fine del 2005, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) aveva pubblicato la prima relazione annuale sulle malattie infettive trasmissibili dagli animali all’uomo (zoonosi), che colpiscono ogni anno più di 380 mila cittadini dell’Unione europea. Sulla base di questa relazione e in seguito a una richiesta del Consiglio dei ministri dell’Unione europea (Ue), l’Efsa ha formulato nel novembre 2006 una serie di raccomandazioni scientifiche e ha definito alcune iniziative di comunicazione del rischio per prevenire e ridurre le zoonosi in Europa.

 

Le due malattie segnalate più spesso nel 2004 sono state la salmonellosi e la campilobatteriosi, con un numero di casi riferiti pari, rispettivamente, a 192.703 e 183.961. Le principali fonti di Salmonella sono le uova e i prodotti a base di uova contaminati e la carne di pollame contaminata (nell’agosto 2006, la Commissione europea ha adottato un regolamento che fissa obiettivi per la riduzione della Salmonella nelle galline ovaiole). L’Efsa appoggia la strategia comunitaria di fissazione di obiettivi di riduzione della Salmonella nel pollame. La carne di pollame contaminata è anche una fonte importante di Campylobacter e l’Efsa raccomanda l’adozione di misure lungo tutta la catena del pollame per ridurre la prevalenza di questi batteri.

 

Tra le 11 zoonosi menzionate nella relazione, è la listeriosi a mietere il maggior numero di vittime (107 decessi). Per poter diminuire i livelli di contaminazione da Listeria nel cibo, l’Efsa raccomanda il rispetto delle buone pratiche di fabbricazione, di manipolazione e di igiene, nonché l’effettiva adozione da parte dell’industria alimentare dell’approccio Haccp3. La toxoplasmosi è la zoonosi di tipo parassitario più spesso segnalata. L’Efsa raccomanda la realizzazione di campagne informative destinate ai soggetti vulnerabili, finalizzate soprattutto a dare utili consigli per la preparazione dei cibi e l’igiene alimentare, nonché per la cura delle lettiere per gatti.

 

Uno dei problemi di salute pubblica menzionato nel parere è la resistenza ai farmaci antimicrobici nei batteri zoonotici rinvenuti negli animali da produzione alimentare. L’Efsa raccomanda il monitoraggio obbligatorio dell’uso di trattamenti antimicrobici negli animali da produzione alimentare e la messa in atto di misure di comunicazione del rischio destinate agli agricoltori e ai veterinari, per sottolineare l’importanza di un uso avveduto degli antimicrobici negli animali.

 

Il parere sottolinea inoltre l’apparente aumento dell’incidenza nei bambini piccoli dell’infezione da Salmonella, da E. coli produttore di verotossina e da Yersinia. L’Efsa pertanto suggerisce di indagare in modo approfondito il fenomeno.

 

Il documento sottolinea la necessità di chiarire ulteriormente il ruolo dell’acqua contaminata nell’insorgenza delle zoonosi e delle epidemie di origine alimentare e individua nel mangime animale contaminato un’importante via di trasmissione della Salmonella agli animali da allevamento.

 

La rabbia continua a rappresentare una grave minaccia per la salute dell’uomo nelle zone in cui questa malattia è diffusa tra gli animali selvatici. Nelle zone endemiche, l’Efsa raccomanda l’immunizzazione orale delle principali specie selvatiche ospiti, come volpi e procioni, attraverso azioni coordinate a livello comunitario nonché la vaccinazione, la registrazione e l’identificazione degli animali domestici.

 

L’Efsa raccomanda poi di destinare iniziative di comunicazione del rischio mirate al miglioramento delle procedure di igiene alimentare e delle procedure igieniche da rispettare nel trattamento dei cibi, in particolare agli operatori dell’industria alimentare, ai gruppi vulnerabili della popolazione e al grande pubblico.

 

Nel parere è inoltre riportata una serie di raccomandazioni per migliorare il monitoraggio e il sistema di segnalazione delle zoonosi dell’Unione europea, ribadendo in particolare la necessità di:

 

  • una strategia comune sulla raccolta dei dati, il monitoraggio e la segnalazione nonché una migliore armonizzazione delle definizioni
  • il monitoraggio obbligatorio dell’uso di antimicrobici negli animali
  • la distinzione tra infezione contratta nel proprio Paese o all’estero nella segnalazione di casi umani o di epidemie
  • l’inserimento di informazioni sull’origine dei cibi implicati all’atto della segnalazione
  • il miglioramento del calcolo del carico infettivo, attraverso l’adozione di approcci come il Daly anziché limitarsi a segnalare il numero di casi.