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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Rabbia in Europa, rabbia in Italia: quale profilassi?

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) il 28 febbraio 2007 ha espresso il proprio parere (si veda il comunicato stampa in italiano sul sito dell’Efsa e il testo integrale in inglese della relazione) sul rischio di introduzione della rabbia in alcuni Paesi europei (Regno Unito, Irlanda, Svezia e Malta), qualora questi Paesi abbandonino la pratica di richiedere, in caso di introduzione di un animale da compagnia (“pet”), il test sierologico per accertare la presenza di anticorpi per la rabbia a livelli protettivi.

 

In particolare, in riferimento alle misure addizionali attualmente richieste da Regno Unito, Irlanda, Svezia e Malta (test sierologico e quarantena prima dell’ingresso) l’Efsa dichiara che:

per animali da compagnia provenienti da Paesi membri con rischio di rabbia trascurabile, il test sierologico non offre apprezzabili vantaggi

per animali provenienti da Paesi membri con rischio di rabbia non trascurabile (attualmente: Lituania, Lettonia, Estonia, Romania, Slovacchia e Polonia), una seconda dose di richiamo del vaccino, oppure il test sierologico offrono adeguate garanzie

un periodo di quarantena (waiting time) può essere richiesto qualora la prima vaccinazione dell’animale sia stata eseguita di recente, entro il periodo di incubazione della malattia. In questi casi, una seconda dose di vaccino oppure il test sierologico sono utili per abbreviare la quarantena (nei casi in cui essa superi i 100 giorni).

 

Il pronunciamento dell’Efsa è importante in materia di circolazione degli animali da compagnia all’interno della Comunità europea e ha la finalità di rendere omogenee le regole adottate dai vari Stati membri. La rilevanza dell’opinione dell’Efsa sta nel fatto che viene ribadita l’importanza che le decisioni adottate in sanità pubblica, anche nel campo della salute e della sicurezza, debbano basarsi sull’analisi del rischio.

 

Come è noto, l’Italia da molti anni è libera da rabbia (l’ultimo caso di rabbia silvestre risale al 1987) e pertanto il controllo e la sorveglianza sugli animali di importazione risulta fondamentale per mantenere tale condizione.

 

È rilevante, per quanto riguarda la profilassi della rabbia nell’uomo, osservare che in Italia, pur in assenza di casi negli animali, sia ancora praticata una profilassi della rabbia mediante vaccino fin troppo estesa (circa 10 mila dosi di vaccino all’anno), non limitata solo ai soggetti a rischio per soggiorni prolungati all’estero in Paesi in cui è presente la rabbia, ma praticata anche per morsi di animali domestici o selvatici avvenuti nel territorio nazionale. Sarebbe auspicabile una revisione di queste prassi storicamente affermate, sulla base dell’attuale analisi del rischio.

Revisione a cura di: Valter Carraro - U.O. Igiene pubblica, Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento Franco Gatti - U.O. Veterinaria, Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento