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Istituto Superiore di Sanità
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Antibiotico-resistenza: i dati EFSA/ECDC 2018-19

 

Campilobatteriosi e la salmonellosi si confermano infezioni in gran parte resistenti agli antibiotici comunemente usati nell’uomo e negli animali. È il dato più importante che emerge dal rapporto “The European Union Summary Report on Antimicrobial Resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2018/2019” pubblicato l’8 aprile 2021 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

 

Il testo raccoglie i dati di 28 Paesi europei sui livelli di resistenza agli antibiotici (Antimicrobical Resistance, AMR) di batteri zoonosici (Salmonella e Campylobacter) isolati da uomo, animali e alimenti, di E. coli commensali utilizzati come indicatori e di S. aureus resistenti alla meticillina (Meticillin-Resistant S. Aureus, MRSA) isolati da animali e alimenti (quest’ultimo riportato volontariamente da Paesi Bassi, Austria, Germania, Svizzera, Belgio, Portogallo, Danimarca e Norvegia). Per l’analisi dei dati sono stati utilizzate le soglie “epidemiologiche” di resistenza (epidemiological cut-off o ECOFF), che hanno criteri di distinzione di popolazione batterica, tra “wild type” (senza nessuna resistenza) e qualunque variazione dalla condizione “wild type” nei confronti di un determinato antibiotico (coi criteri ECOFF possono risultare “non wild type” isolati che coi criteri clinici sono considerati suscettibili). Questo consente di riconoscere precocemente lo sviluppo di una resistenza.

 

Alcuni dati sulla Salmonella

La resistenza della Salmonella ad ampicillina, sulfamidici e tetracicline è risultata alta (>20%) e molto alta (in Italia si tratta del 68-72% di isolati resistenti), mentre la resistenza alle cefalosporine di terza generazione è risultata bassa (<10%). In Italia questa resistenza era <2% negli isolati umani e <5% negli isolati animali.

 

La resistenza della Salmonella nei confronti della ciprofloxacina, uno degli antibiotici che l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) definisce di importanza “critica” (critically important antimicrobials, CIA), è risultata alta in isolati da avicoli (>20%) e moderata negli isolati umani (<20%). In Italia e in altri sette Paesi si è assistito a un aumento delle resistenze a questo antibiotico negli ultimi anni, in particolare in S. Enteritidis.

 

La resistenza nei confronti della colistina è risultata molto bassa negli isolati da animali e alimenti, mentre negli isolati umani, i dati nazionali variano tra 0% e 29% (in Italia è 14%).

 

L’identificazione degli isolati produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL, AmpC e carbapenemasi) è stata sporadica sia negli isolati umani che in quelli da animali e alimenti.

 

Riguardo alla frequenza degli isolati multiresistenti, il 38-43% da suini e il 33-38% da polli (animali vivi e carcasse al macello) degli isolati è risultato resistente a tre o più classi di antibiotici, nelle altre specie le percentuali erano inferiori. Tra gli isolati di origine umana, il 25% è risultato multiresistente, con picchi del 74% negli isolati di variante monofasica della S. Typhimurium.

 

Alcuni dati sul Campylobacter

Negli isolati di Campylobacter, provenienti sia da infezioni umane che da animali e alimenti, si sono riscontrate frequenze alte di resistenza a ciprofloxacina (considerato CIA) e tetracicline (>20%, fino al 95% in alcuni Paesi; in Italia 69%-79% per C. jejuni e C. coli da animali e uomo). La resistenza all’eritromicina (anch’essa considerata CIA) è stata riscontrata con frequenze moderate (<20%) in C. coli e basse (10%) in C. jejuni. La resistenza combinata a ciprofloxacina ed eritromicina era <10% in C. jejuni e <20% in C. coli isolati da tutte le fonti. La multiresistenza ai farmaci, negli isolati di origine umana testati per quattro classi di antimicrobici (fluorochinoloni, macrolidi, tetracicline e aminoglicosidi) è stata complessivamente bassa (<10%) in C. jejuni ma moderata (<20%) in C. coli.

 

Il monitoraggio per l’identificazione di isolati produttori di beta-lattamasi a spettro esteso e carbapenemasi fatto su E. coli indicatori ha consentito l’identificazione di cinque ceppi su alcune migliaia testate, a dimostrazione dell’estrema rarità di queste resistenze negli animali.

 

Alcuni dati su S. aureus resistente alla meticillina (MRSA)

Il monitoraggio volontario di MRSA negli alimenti e negli animali ha evidenziato la presenza di batteri S. Aureus in carni suine, bovine, avicole (soprattutto tacchini) con percentuali estremamente variabili (fino al 100%). Anche il monitoraggio negli animali era su base volontaria ed è stato svolto in pochi Paesi. Sono stati testati suini, bovini, avicoli, cavalli e visoni, trovando MRSA in tutte le specie con frequenze estremamente variabili da Paese a Paese e da specie a specie.

 

In alcuni Stati sono stati raccolti campioni anche da animali domestici (cani, gatti, roditori domestici) e sono stati isolati MRSA nelle diverse specie animali con frequenze estremamente variabili.

 

La maggior parte dei ceppi MRSA isolati da animali e alimenti era del tipo associato agli allevamenti, definito livestock-associated (LA-)MRSA, appartenenti al complesso clonale CC398; ma sono stati riportati anche ceppi di MRSA associati a spa type di comunità, definiti (CA)-MRSA, di origine ospedaliera (HA)-MRSA, e portatori del gene mecC. La rilevazione occasionale di cloni prevalentemente associati a un’origine umana è presumibilmente dovuta alla trasmissione sporadica di ceppi da uomo ad animale.

 

Un’osservazione significativa include la rilevazione della resistenza al linezolid, un antibiotico utilizzato in medicina umana per il trattamento delle infezioni gravi e/o complicate da S. aureus, in ceppi isolati da suini nel 2019. Inoltre, è di notevole importanza l’isolamento di CA-MRSA USA300 da carne di maiale e bovino nel 2019, considerando che i ceppi appartenenti a questo clone possono causare infezioni gravi nell’uomo e rappresentare una fonte di contaminazione delle carni. La dinamica evolutiva di S. aureus è complessa e in continuo mutamento, e soltanto indagini molecolari sofisticate, quali ad esempio il sequenziamento genomico, possono migliorare la comprensione della trasmissione da animale a uomo e viceversa di questi ceppi.

 

In conclusione

L’analisi degli indicatori di risultato definiti per l’AMR negli animali d’allevamento ha evidenziato alcuni progressi con l’aumento della prevalenza di isolati completamente sensibili in 11 Paesi e la riduzione della prevalenza di E. coli produttori di ESBL-/AmpC osservata in 14 Paesi. Tuttavia in Italia questi progressi non sono stati così evidenti, con andamenti degli indicatori in linea con gli anni precedenti.

 

Risorse utili

 

Data di pubblicazione della pagina: 22 aprile 2021

Testo scritto da: Luca Busani, Laura Villa, Aurora Garcia Fernandez, Claudia Lucarelli, Monica Monaco – Istituto Superiore di Sanità.