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Istituto Superiore di Sanità
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Combattere la diffusione dell’antibioticoresistenza nelle infezioni zoonotiche

(revisione a cura di Valeria Alfonsi - Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps -Iss)

 

26 novembre 2009 - Secondo gli esperti, la resistenza agli antibiotici fra gli agenti infettivi zoonotici è un fenomeno che è andato amplificandosi negli ultimi anni in tutto il mondo, rendendo più difficile il trattamento delle infezioni umane e animali. Per combattere la diffusione dell’antibioticoresistenza nelle zoonosi, dunque, è necessario rafforzare la sorveglianza, implementare lo sviluppo di nuovi antibiotici e promuovere strategie di prevenzione. È quanto emerge dal documento “Joint Opinion on antimicrobial resistance (Amr) focused on zoonotic infections” (pdf 900 kb), che esprime il parere scientifico congiunto di Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), Agenzia europea per i medicinali (Emea) e Comitato scientifico sui rischi per la salute emergenti e recentemente identificati (Scenihr).

 

La globalizzazione ha incrementato il commercio di prodotti alimentari e favorito gli spostamenti per cui è sempre più frequente che si viaggi anche verso Paesi al di fuori dei confini europei; tutto ciò rende difficile la comparazione dei dati di antibioticoresistenza prodotti a livello europeo e la valutazione dell’impatto dei ceppi batterici resistenti agli antibiotici provenienti dai Paesi non europei. In più, le differenze tra i livelli di antibioticoresistenza registrati nei Paesi membri, complicano lo sviluppo di una strategia unitaria e condivisa per la lotta contro questa minaccia.

 

Il documento nello specifico, evidenzia che desta particolare preoccupazione la resistenza agli antibiotici utilizzati nel trattamento delle infezioni da Salmonella e Campylobacter - le due zoonosi più segnalate in Europa. E non sarebbe solo l’eccessivo ricorso agli antibiotici a determinare l’insorgenza della resistenza batterica, ma contribuirebbe anche l'uso di biocidi (compresi disinfettanti, antisettici e conservanti).

 

Salmonella

In Europa, la Salmonella è la seconda tossinfezione alimentare più diffusa nell’uomo. L’Efsa riporta che dal 2005 al 2006 la resistenza all’acido nalidixico in S. enteritidis è cresciuta dal 13% al 15%, mentre la resistenza alla ciprofloxacina si è mantenuta stabile tra lo 0,4% e lo 0,6%. L’antibioticoresistenza nella Salmonella è stata associata all’aumento della frequenza e della durata dei ricoveri ospedalieri, a decorsi della malattia più lunghi, all’aumento del rischio di infezioni invasive e al raddoppiarsi del rischio di decesso nei due anni successivi all’infezione. Un altro importante problema è quello legato alla resistenza alle cefalosporine: i dati disponibili sono piuttosto limitati, ma nel 2006 si è registrata una percentuale di resistenza al cefatoxime nelle infezioni umane dello 0,9% in S. typhimurium e dello 0,1% in S. enteritidis.

 

Campylobacter

Nel 2005 in Europa il 37% dei casi di infezione umana da C. jejuni e il 48% dei casi d’infezione da C. coli sono risultati resistenti a ciprofloxacina. Nel 2006, queste percentuali sono cresciute fino al 44% e al 58% nei due microrganismi rispettivamente. Nello stesso anno, inoltre, la resistenza all’acido nalidixico ha raggiunto il 31% in C. jejuni e il 51% in C. coli. L’impatto dell’antibioticoresistenza desta preoccupazione tra gli esperti in quanto le infezioni da Campylobacter resistente ai chinoloni sono associate a una maggiore durata della malattia e a un più alto rischio di malattia invasiva e di morte. I dati relativi alla resistenza ai macrolidi sono piuttosto limitati: nel 2006, il 2,3% dei ceppi di C. jejuni e il 10% dei C. coli hanno mostrato resistenza alla eritromicina.

 

Consigli e raccomandazioni

Le infezioni di origine alimentare causate da questi batteri molto spesso sono dovute alla contaminazione che si verifica durante la macellazione di animali o la manipolazione degli alimenti. Dal documento si apprende che al momento non vi sono dati per dimostrare che l'uso di antibiotici in medicina umana possa avere un impatto anche sulla resistenza dei batteri zoonotici.

 

Gli esperti confermano le raccomandazioni emanate in precedenza, secondo cui dovrebbero essere maggiormente promossi l'uso prudente degli antibiotici negli animali e l’educazione di veterinari e allevatori ad adottare strategie per ridurre al minimo l’antibioticoresistenza. Consigliano, inoltre, di ricorrere a fluorochinoloni e cefalosporine solo per il trattamento dei casi che rispondono poco ad altri antimicrobici.

 

Sul sito dell’Efsa, scarica il documento “Joint Opinion on antimicrobial resistance (Amr) focused on zoonotic infections” (pdf 900 kb).