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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Antibioticoresistenza: la relazione Efsa-Ecdc 2017

Gli agenti delle più diffuse zoonosi, malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo, come la campilobatteriosi e la salmonellosi, stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici. È il dato più importante che emerge dal nuovo rapporto sulla resistenza agli antibiotici dei batteri isolati da uomo, suini e vitelli di età inferiore a un anno pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) con i dati raccolti nel 2017 da 28 Paesi europei.

 

Alcuni dati

Secondo il rapporto in alcuni Paesi, compresa l'Italia, la resistenza ai fluorochinoloni (come la ciprofloxacina, uno degli antibiotici importanti nella terapia delle infezioni) nei batteri del genere Campylobacter è talmente alta che il rischio di fallimenti in caso di terapia empirica con questi antibiotici, indicata nei casi gravi di campilobatteriosi è molto elevato.

 

Campylobacter spp. presenta percentuali superiori al 45% sia per la resistenza alla ciprofloxacina che alla tetraciclina, in ceppi isolati sia dall’uomo che dagli animali. La percentuale di ceppi di C. jejuni isolati dall’uomo resistenti all'eritromicina era complessivamente bassa (2%), e marcatamente più alta (12,8%) in C. coli.

 

In Salmonella spp. risulta in aumento la resistenza ai fluorochinoloni pari al 13% dei ceppi isolati dall’uomo mentre si mantiene sotto il 2% la resistenza alle cefalosporine di terza generazione. Inoltre La multi resistenza (ovvero la resistenza a tre o più antimicrobici) è molto elevata sia nei ceppi di Salmonella isolati dall’uomo (28,6%) che dagli animali (47,4% nei ceppi isolati da suini). L’aspetto positivo è che la resistenza congiunta agli antimicrobici critici, quali le cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni, era inferiore all’1% sia nei ceppi di Salmonella spp. isolati da uomo che da animali.

 

La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in Escherichia coli commensali era bassa nella carne di maiale e nella carne di vitello sotto un anno anche se questi animali risultavano essere portatori di E.coli multiresistenti nell’intestino.

 

L’approccio One Health

Questo rapporto evidenzia l’importanza delle interconnessioni tra il settore zootecnico/veterinario e la salute pubblica per quanto riguarda la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici e dei loro geni di resistenza. Per contrastare la diffusione dell’antibioticoresistenza è necessario utilizzare un approccio integrato al problema nell’ottica“One Health”, in cui tutti i settori della sanità pubblica, della salute animale e dell’ambiente collaborano in un approccio che “produca” salute in tutti i settori.

 

Già nel 2011 la Commissione europea ha adottato un Piano d’azione unitario contro la resistenza antimicrobica (“One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance”), aggiornato e ripubblicato nel 2017, in cui si chiede un’azione efficace contro questa minaccia e riconoscendo che deve essere affrontata in termini sia di salute umana, sia di salute degli animali e ambiente. In questo senso l’uso prudente degli antimicrobici è essenziale per limitare l’insorgenza e la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici nell’uomo e negli animali.

 

A livello nazionale, il Piano nazionale di contrasto all’antibioticoresistenza segue l’ottica “One Health” e include interventi nel settore medico e nel settore veterinario.

 

Risorse utili

 

Data di creazione della pagina: 7 marzo 2019

Autori: Aurora Garcia-Fernandez, Claudia Lucarelli, Luca Busani, Caterina Graziani, Laura Villa - Dipartimento di malattie infettive, Iss