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Sorveglianza della mortalità perinatale: su E&P un articolo sui risultati del progetto SPItOSS



Descrivere le caratteristiche materne e fetali associate alla natimortalità, valutare i fattori di rischio e attribuire le cause delle morti in utero considerando anche gli aspetti legati alla gestione clinica e all’organizzazione dei presidi sanitari coinvolti nell’assistenza. È questo il tema dell’articolo “Stillbirths: results of a pilot population-based surveillance system in Italy (SPItOSS)”, pubblicato sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione (E&P) a maggio 2024 dal gruppo di lavoro ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con i gruppi di lavoro SPItOSS (Italian Perinatal Surveillance System) delle regioni Lombardia, Toscana e Sicilia.

 

Il lavoro illustra alcuni risultati del "Progetto Pilota di Sorveglianza della Mortalità Perinatale", finanziato dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Centro nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute (CNaPPS) dell’ISS. Il progetto ha coinvolto le regioni Lombardia, Toscana e Sicilia con l'obiettivo di rilevare e analizzare i casi incidenti di morte perinatale verificatisi tra luglio 2017 e giugno 2019. Ogni caso è stato sottoposto ad audit multidisciplinare nei presidi sanitari che hanno notificato gli eventi, utilizzando la metodologia del Significant Event Audit (SEA). La definizione di morte intrauterina adottata è quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che include le morti fetali a partire dalla ventottesima settimana di gestazione. Per codificare le cause di morte è stato utilizzato il sistema internazionale ICD-Perinatal Mortality (ICD-PM).

 

Durante il periodo di studio i reparti di Ostetricia e Neonatologia e le Terapie Intensive Neonatali delle tre regioni hanno segnalato 520 casi di morti in utero, 435 (83,7%) dei quali sono stati sottoposti ad audit multidisciplinare. Il 40% dei casi si è verificato tra la 36esima e la 39esima settimana di gestazione. Il rischio di morte intrauterina è risultato significativamente aumentato per le donne di cittadinanza non italiana (RR: 1,39; IC 95%: 1,13-1,71), in caso di gravidanza gemellare (RR: 1,59; IC 95% 1,05-2,42) e di concepimenti ottenuti con tecniche di procreazione medicalmente assistita (RR: 2,15; IC 95%: 1,45-3,19). La diagnosi di restrizione di crescita fetale ha riguardato il 10,3% dei casi. Gli esami autoptico neonatale e istologico placentare sono stati effettuati rispettivamente in oltre il 70% e il 90% dei casi.

 

SPItOSS ha promosso la pratica dell’audit in caso di morte perinatale, favorendo l’identificazione di criticità assistenziali e organizzative suscettibili di miglioramento. Un precedente lavoro pubblicato su E&P ha descritto nel dettaglio la metodologia della sorveglianza e la fattibilità del protocollo SPItOSS, mentre uno studio di prossima pubblicazione descriverà le risultanze dell’intero percorso di revisione dei casi di morte perinatale mediante audit e indagini confidenziali.

 

SPItOSS è il primo progetto pilota di sorveglianza della mortalità perinatale su base di popolazione implementato e valutato in Italia con l’obiettivo di favorirne l’estensione a livello nazionale, sul modello di quanto già effettuato per la sorveglianza della mortalità materna.

 

Risorse utili

 

Data di creazione della pagina: 13 giugno 2024

Testo scritto da: Serena Donati, Paola D'Aloja - gruppo ItOSS (ISS)