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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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L’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza: studio prospettico dell’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS)

Con l’adesione di tutte le Regioni e Province Autonome italiane, il 25 marzo 2020, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato lo studio osservazionale di coorte “L’infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza e in puerperio: studio dell’Italian Obstetric Surveillance System” con l’obiettivo di rilevare e analizzare i casi di infezione da virus SARS-CoV-2 nelle donne che, in gravidanza e in puerperio, giungono all’osservazione dei presidi sanitari al fine di produrre conoscenza utile alla pratica clinica.

 

Nella PA di Trento e nelle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Campania il progetto prevede anche la raccolta di campioni biologici materni, fetali e annessiali per la ricerca del virus e lo studio delle possibili vie di trasmissione materno-fetale dell’infezione.

 

L’iniziativa è nata nell’ambito delle attività di ricerca di salute pubblica coordinate dal sistema di sorveglianza ostetrica ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) in collaborazione con la rete di presidi e professionisti sanitari che partecipano alla sorveglianza.

 

Le donne in gravidanza o in puerperio con diagnosi certa di infezione da SARS-CoV-2 vengono arruolate previa acquisizione di consenso informato.

 

Risultati preliminari dello studio

Tra il 25 febbraio 2020 (data del primo caso ostetrico in Italia) e il 30 settembre 2020 (data considerata di conclusione della prima ondata pandemica), in Italia:

  • si sono registrate 875 gravidanze di donne positive al SARS-CoV-2
  • non è stata rilevata alcuna morte materna
  • tra le 875 gravidanze, 667 donne hanno partorito
  • il tasso di incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 nelle 667 donne che hanno partorito è pari a 2,9 casi per 1000 parti a livello nazionale e in particolare: 5,3/1000 nel Nord; 1,6/1000 nel Centro; 0,6/1000 al Sud; 8,9/1000 in Lombardia (che ha segnalato il 53% dei casi complessivi). Bisogna sottolineare che questa variabilità geografica rispecchia la diversa circolazione del virus nel periodo in esame ed è coerente con i dati dell’indagine di siero-prevalenza condotta dell’ISTAT in collaborazione con il Ministero della Salute.

Figura: Tasso di infezioni da SARS-CoV-2 in donne che hanno partorito tra il 25 febbraio e il 30 settembre 2020 (M=667)

 

Le caratteristiche e gli esiti clinici delle 667 donne con infezione certa da SARS-CoV-2, pregressa o in atto, che hanno partorito sono simili a quelli descritti per la popolazione generale:

  • la maggior parte ha sviluppato una malattia da lieve a moderata e solo il 2% della coorte è stato ricoverato in terapia intensiva
  • complessivamente il 18,6% delle donne ha sviluppato una polmonite interstiziale da COVID-19
  • la percentuale di parti pretermine ha riguardato il 13% delle gravidanze, quasi il doppio del tasso nazionale, ma il 71% di questi casi è attribuibile alla decisione di anticipare il parto e non alla sua insorgenza spontanea
  • il tasso di tagli cesarei è stato pari al 34%, e in linea con il tasso nazionale. Questo dato evidenzia come, anche durante la fase acuta della pandemia, i clinici abbiano saputo rispettare le raccomandazioni internazionali secondo cui l’infezione da SARS-CoV-2 non rappresenta indicazione al cesareo. Inoltre, le Regioni centro meridionali hanno mantenuto l’abituale maggiore proporzione di cesarei rispetto al nord del Paese
  • il 51% delle donne ha potuto avere accanto una persona di propria scelta durante il travaglio/parto
  • il 54% dei neonati è potuto rimanere accanto alla mamma, di questi il 27% ha praticato il contatto pelle-a-pelle
  • durante il ricovero il 69% delle mamme e dei neonati hanno potuto condividere la stessa stanza (rooming-in)
  • il 76% dei neonati ha ricevuto il latte materno in modalità predominante, complementare o esclusiva.

Questi valori medi, se osservati lungo l’intero periodo della prima ondata pandemica, mostrano un andamento in miglioramento delle pratiche assistenziali del peri-partum. Infatti, a causa della mancanza di evidenze scientifiche solide nei mesi iniziali della diffusione del virus le mamme sono state più spesso separate dai propri figli al momento della nascita, mentre successivamente, anche grazie a una migliore organizzazione dell’assistenza, si nota un maggiore rispetto della fisiologia della nascita e una maggiore attenzione nel favorire il contatto madre-bambino, il rooming-in e l’allattamento. Va inoltre considerato che grazie all’avvio dello screening mediante tampone al momento del ricovero ospedaliero, da aprile è notevolmente aumentata la percentuale di donne positive ma asintomatiche e che difficilmente presentano complicazioni.

 

Le condizioni di salute dei bambini che non sono stati separati dalle madri durante il ricovero non sono peggiori di quelle dei neonati allontanati alla nascita. Al 30 settembre 2020 si sono registrate 6 morti in utero e 1 morte neonatale non riconducibili al COVID-19 e nessuna morte materna. In Lombardia, che ha segnalato oltre la metà dei casi raccolti, confrontando i tassi di mortalità in utero e neonatale stimati durante la prima ondata della pandemia con quelli rilevati negli stessi mesi del 2019, non sono emerse differenze.

 

Per concludere, i dati dello studio prospettico mostrano che, alla luce delle evidenze disponibili, la trasmissione del virus da madre a neonato sembra possibile ma molto rara e non influenzata dalla modalità del parto, dall’allattamento o dal rooming-in. Sul totale dei 681 neonati presi in esame solo 19, pari al 2,8%, sono risultati positivi al virus dopo la nascita e solo uno ha avuto complicazioni respiratorie risolte dopo ricovero in terapia intensiva.

 

Leggi e consulta

Documenti relativi allo studio

Risorse utili
  • Per maggiori informazioni sulla sorveglianza ostetrica ItOSS consulta il sito dedicato.

 

Data di ultimo aggiornamento: 23 marzo 2023

Data di creazione della pagina: 19 marzo 2020

Autrice: Serena Donati a nome del gruppo ItOSS