Le conseguenze a medio termine del terremoto del 6 aprile 2009 sullo stato di salute della popolazione
22 dicembre 2011 - Il 6 aprile 2009 alle ore 3:32 un terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito l’Italia centrale con epicentro a 7 km a nord est della città de L’Aquila, a una profondità di circa 8 km. Sebbene l’onda sismica avesse un’intensità classificabile tra il VI e il VII grado della scala Mercalli, cui corrisponde un danno moderato, oltre 10.000 edifici sono rimasti danneggiati e si sono avuti danni significativi anche alle infrastrutture come strade e ponti. Per quanto riguarda la popolazione si sono avuti migliaia di feriti a causa dei crolli, oltre 25.000 persone sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione e 305 persone hanno perso la vita.
Il fatto che nelle aree colpite dal terremoto fosse attivo il sistema di sorveglianza Passi ha permesso di progettare uno studio per valutare l’impatto del terremoto sulla salute della popolazione colpita, destinato a ricavare indicazioni per orientare meglio le politiche e i servizi sanitari e per migliorare le conoscenze su quegli effetti dei disastri naturali che durano nel tempo.
Lo studio, denominato CometeS (pdf 495 kb), è stato condotto grazie al lavoro della rete di servizi e operatori che conduce il sistema di sorveglianza in Abruzzo e a una partnership istituzionale che lo ha sostenuto dal punto di vista finanziario e scientifico.
La rilevazione dei dati è stata effettuata dal 28 maggio al 15 novembre 2010, lungo un arco temporale di poco superiore ai cinque mesi, in cui sono stati intervistati 957 assistiti residenti nei comuni del cosiddetto cratere aquilano, l’area più colpita dal sisma, con un tasso di risposta del 91,2%, un tasso di rifiuti pari al 4,3%.
Nel complesso, il campione è risultato dotato di una buona rappresentatività rispetto alla popolazione residente.
Conseguenze immediate del sisma
La gran parte degli intervistati (il 92%) ha vissuto direttamente l’esperienza del terremoto, il 5% è rimasto ferito personalmente ed il 48% circa ha dichiarato di aver perso un parente o una persona cara.
Sei rispondenti su 10 hanno avuto la casa dichiarata inagibile e ancora di più, oltre sette su 10, hanno dovuto lasciarla trovando varie sistemazioni più o meno provvisorie. Dopo 14 – 19 mesi, il 48% ha dichiarato di aver vissuto, per la maggior parte del tempo, in alloggi come quelli costruiti su iniziativa del governo, sistemazioni precarie o alberghiere.
Al momento della rilevazione (28 maggio-15 novembre 2010), quasi un intervistato su 2 era ancora alle prese con le problematiche inerenti l’abitazione, classificata con gravi danni strutturali o nella cosiddetta zona rossa.
La perdita del lavoro, presumibilmente legata alla distruzione di esercizi commerciali o imprese e all’impossibilità di ripresa di talune attività economiche nella città spopolatasi, ha creato condizioni stressanti che si sono aggiunte agli altri problemi causati dal sisma. Le donne sono state più colpite degli uomini per tali aspetti.
Di seguito diamo una sintesi dei principali risultati dello studio, una trattazione più estesa dei risultati dell’indagine è disponibile in un rapporto Istisan (di prossima pubblicazione).
- La qualità della vita connessa alla salute, prima e dopo il sisma (pdf 31 kb)
- La salute mentale (pdf 46 kb)
- Comportamenti che danneggiano lo stato di salute (pdf 80 kb)
- Accesso alle misure di prevenzione individuale e alle visite mediche (pdf 65 kb)
- Conclusioni (pdf 20 kb).
Scarica la sintesi completa (pdf 165 kb).