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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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I dati della decima rilevazione della sorveglianza Passi

Coordinamento nazionale Sistema di sorveglianza Passi - Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute - Iss

 

3 maggio 2018 - Il Sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia) giunge quest’anno alla decima rilevazione annuale. Con la raccolta in continuo di informazioni sulla salute percepita, sui fattori di rischio per la salute e sui comportamenti tramite interviste telefoniche che ogni anno raggiungono circa 35-37mila persone di 18-69 anni rappresentative della popolazione italiana, Passi si conferma un punto di riferimento per impostare e monitorare le strategie di contrasto alle malattie croniche.

 

Grazie alla tempestività e fruibilità della sorveglianza, alla fine del primo quadrimestre 2018 sono disponibili sul sito web dedicato a Passi del portale di EpiCentro i risultati aggiornati del 2017, a livello di pool nazionale e di Regione. Sono pubblicati in forma tabellare e grafica ed organizzati in 21 sezioni tematiche (circa 70 pag web in ogni sezione), accompagnati da un commento e corredati da schede indicatore che ne descrivono il calcolo, il significato e la rilevanza per la salute. Lo stesso portale prevede un’area con approfondimenti a livello regionale e aziendale (quest’ultima al momento riservata ai coordinatori regionali della sorveglianza).

 

Si riportano di seguito alcuni risultati di particolare interesse e si rimanda al sito di Passi per consultare tutti i dati.

 

Bene gli screening oncologici

I dati Passi sugli screening oncologici mostrano un aumento della copertura totale, imputabile soprattutto all’aumento della copertura degli screening organizzati; parallelamente si delineai una significativa riduzione dell’iniziativa spontanea proprio dove l’offerta dei programmi di screening è più solida. Resta significativo il gradiente geografico Nord-Sud a sfavore delle regioni meridionali determinato prevalentemente dalla minore copertura degli screening organizzati.

 

Di particolare rilievo è l’evidenza che i programmi di screening organizzati riducono le disuguaglianze di accesso alla prevenzione: le persone più svantaggiate, per istruzione, difficoltà economiche o cittadinanza straniera, si sottopongono meno frequentemente di altri ai test di diagnosi precoce dei tumori di mammella, cervice uterina o del colon-retto, ma queste disuguaglianze diventano molto meno evidenti se si prendono in considerazione i programmi organizzati. Quindi, per la gran parte delle persone svantaggiate, l'offerta di un programma organizzato rappresenta l'unica occasione di prevenzione dei tumori di mammella, cervice uterina e del colon-retto.

 

Considerando i diversi screening:

  • quasi l’80% di donne fra 25 e 64 anni, si sottopone allo screening cervicale (Pap-test o Hpv test) all'interno di programmi organizzati e offerti dalle Asl (45%) o per iniziativa spontanea (33%)
  • il 73% delle donne fra i 50 e i 69 anni, si sottopone allo screening mammografico all'interno di programmi organizzati e offerti dalle ASL (54%) o per iniziativa spontanea (meno del 20%)
  • solo il 45% della popolazione target di 50-69 anni riferisce di essersi sottoposto ad uno degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colon-rettali nei tempi e modi raccomandati (ricerca del sangue occulto fecale 39%, oppure colonscopia/rettosigmoidoscopia 15%). La gran parte delle persone lo ha fatto partecipando ai programmi organizzati (37%), poche persone lo hanno fatto come iniziativa spontanea (7%).

Diffuso il rischio cardiovascolare

Nel quadriennio 2014-2017, Passi rileva che su 10 intervistatati 2 riferiscono una diagnosi di ipertensione, 2 di ipercolesterolemia, 3 sono sedentari, 3 sono fumatori, 4 risultano in eccesso ponderale (BMI ≥25 kg/m²), quasi nessuno consuma 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (five a day), come invece raccomandato. Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferisce una diagnosi di diabete. Complessivamente quasi 4 persone su 10 hanno almeno 3 dei fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, fumo di tabacco, sovrappeso/obesità, sedentarietà, scarso consumo di frutta e verdura).

 

La prevalenza di diabete cresce con l’età e raggiunge il 10% fra gli intervistati di 50-69 anni; è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne e nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate per istruzione o condizioni economiche, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri, e nelle Regioni meridionali rispetto al Centro e al Nord Italia. Il diabete risulta essere fortemente associato ai fattori di rischio cardiovascolare.

 

Circa il controllo metabolico e l’aderenza al trattamento (informazioni che Passi ha iniziato a raccogliere dal 2011) risulta che solo il 60% delle persone con diabete ha controllato l'emoglobina glicata nell’ultimo anno, ma che sta aumentando la conoscenza di questo esame. L’85% delle persone con diabete dichiara di essere in trattamento farmacologico per il controllo del diabete, per lo più (oltre l’80%) con ipoglicemizzanti orali.

 

Un problema pesante

I dati riferiti dagli intervistati Passi relativi a peso e altezza portano a stimare che su 10 adulti, 3 siano in sovrappeso (BMI 25-29,9 kg/m²) e 1 sia obeso (BMI ≥30 Kg/m²). L’eccesso ponderale è una caratteristica associata a determinanti sociali sfavorevoli, essendo più frequente fra le persone con difficoltà economiche o con un basso livello di istruzione. Si osserva inoltre un gradiente geografico con prevalenze di sovrappeso e obesità crescenti dal Nord al Sud Italia, dove in alcune Regioni si sfiora e si supera il 50%.

 

In aggiunta, per la prima volta in 10 anni gli andamenti temporali mostrano un aumento statisticamente significativo dell’obesità a livello nazionale, determinato da un aumento in particolare nel Sud Italia, ma anche nel Nord, mentre nelle regioni centrali si registra una riduzione.

 

L’attenzione degli operatori sanitari

Passi indaga anche l’attenzione dei medici e degli operatori sanitari ai determinanti comportamentali della salute dei loro assistiti.

 

I risultati mostrano che il counselling sanitario, uno strumento di provata efficacia per aiutare a cambiare i comportamenti non salutari, è uno strumento poco utilizzato e in riduzione nel tempo: poco più del 50% dei fumatori riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare, ancor meno persone in eccesso ponderale riferiscono di aver ricevuto il consiglio di perdere peso, solo il 30% degli assistiti dichiara di aver ricevuto il consiglio di praticare attività fisica e appena il 6% dei consumatori di alcol a maggior rischio (per consumo abituale elevato, o binge drinking, o consumo prevalentemente fuori pasto) riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno.

 

Dal momento che il consiglio del medico risulta principalmente rivolto alle persone con patologie croniche o che hanno comportamenti particolarmente a rischio (forti fumatori o forti consumatori di alcol o persone in forte eccesso ponderale) si deduce che viene utilizzato più per un contenimento del danno che come misura di prevenzione primaria.

 

Risorse utili