Risultati studio trasversale Passi 2005
workshop 7 ottobre 2005
Lo studio Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), partito a inizio 2005 e condotto a livello nazionale, si inserisce nel programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), che riconosce tra i propri obiettivi strategici quello di sostenere il Paese per l’adozione di stili di vita sani, attraverso l’individuazione dei modelli operativi più efficaci e la verifica del raggiungimento di obiettivi di salute conseguenti.
Il workshop del 7 ottobre 2005 è stata l’occasione non solo per analizzare e condividere i primi risultati ottenuti nel corso dell'indagine, ma soprattutto per effettuare una prima valutazione delle forze e delle debolezze di questo nuovo strumento. Lo studio Passi permette infatti di realizzare indagini locali, di valorizzare il lavoro sul territorio e di mettere a punto un sistema di rilevazione coordinato, che ogni singola Asl può svolgere in piena autonomia. Non solo, il sistema permette anche di valutare il grado di adesione della popolazione agli interventi di prevenzione raccomandati: sarà possibile individuare le best practices, così come gli ambiti in cui invece gli interventi non sono penetrati a sufficienza. Valore aggiunto dello studio è infine la condivisione e il confronto dei risultati, che saranno poi messi a disposizione dei decisori e dei policy maker locali e regionali.
Leggi il comunicato stampa dell’Iss e guarda le presentazioni:
Introduzione allo Studio Passi e presentazione della giornata
Nicoletta Bertozzi – Dipartimento di sanità pubblica, Ausl Cesena
Punto della situazione sullo stato di avanzamento del progetto a ottobre 2005. Passi avanti, valutazione, risultati e sviluppi futuri. La seconda fase di Passi prevede la messa a regime del sistema a livello regionale.
Giovanna De Giacomi - Agenzia per i servizi sanitari regionali
Analisi dell’utilità, dei costi e dell’efficacia della metodologia dello studio Passi. Il 72% (89 su 123) delle Asl ha completato le interviste, buona anche la quantità del numero di intervistatori formati, mentre può migliorare l’accreditamento Ecm. Passi è stato percepito come un sistema piuttosto semplice e flessibile. Buona la qualità e la rappresentatività (24% di sostituzioni), contenuti i costi. Tempestivo il ritorno delle informazioni, eccellente il grado di accettabilità (nessuna intervista è stata interrotta). Tra i punti critici, la difficoltà di recuperare i numeri telefonici per le interviste e alcune domande del questionario (per il 6% delle Asl sono risultate troppo pesanti le sezioni dedicate ad alcol e attività fisica).
Valore aggiunto del Passi per programmare l’azione sanitaria
Massimo O. Trinito - Dipartimento di prevenzione, Ausl Roma C
Perché Passi rappresenta un valore aggiunto? Perché fornisce dati confrontabili a livello locale, in modo veloce e approfondito, al di là della semplice indicazione delle frequenze. Perché tratta aspetti di prevenzione solitamente non indagati, come l’attenzione al rischio e la dissuasione all’esposizione al rischio. Consente poi di mettere in luce le priorità, di selezionare i problemi locali (diversi da Asl ad Asl), di valutare l’impatto di un intervento specifico e di misurarne l’esito nel tempo, come nel caso dell’introduzione della nuova normativa anti fumo.
I dati a livello di Asl: tempestività, disponibilità e precisione delle stime
Francesco Sconza - Dipartimento di prevenzione, Asl 4 Cosenza
Passi permette di fornire dati utili sulla percezione dello stato di salute di una comunità e di misurare il progresso degli interventi. Nel caso della Asl 4 di Cosenza, i cittadini percepiscono come generalmente buono il proprio stato di salute (soprattutto gli uomini). Per quanto riguarda gli screening, solo una donna su tre ha effettuato il pap test negli ultimi tre anni, e quasi la metà lo ha fatto di propria iniziativa. Il test per il sangue occulto nelle feci, invece, è stato realizzato solo nel 10% dei casi. Il 56% della popolazione fa uso abituale di alcol: di questi, il 17% è un bevitore a rischio e il 14% dichiara di aver guidato almeno una volta in stato di ebbrezza nell’ultimo mese. In auto, ancora molto scarso l’uso delle cinture di sicurezza posteriori.
I dati a livello di Asl: tempestività, disponibilità e precisione delle stime
Carla Bietta - Dipartimento di prevenzione, Servizio epidemiologia, Ausl 2 Perugia
Nella Asl 2 di Perugia il 39% della
popolazione è in eccesso ponderale, un problema che tende ad aumentare con
l’età, e solo il 15% mangia abitualmente cinque porzioni di frutta e verdura
al giorno (come consigliato dal programma “5 a day”). Anche se uno su tre
svolge attività fisica regolare, quasi la metà della popolazione non è
comunque sedentaria. Alta la percentuale dei fumatori (34%), soprattutto tra
i giovani. Solo al 4% del campione, infine, è stato calcolato il punteggio
di rischio cardiovascolare, nonostante uno su quattro sia iperteso, uno su
tre fumi e il 39% sia in sovrappeso.
Confronti inter e intra-regionali: i consigli di prevenzione proposti dai
medici ai propri pazienti
Pirous Fateh Moghadam - Osservatorio epidemiologico,
Apss Trento
Il metodo Passi consente di effettuare confronti inter e intra regionali: l’obiettivo è identificare, per esempio, le Asl che fanno più counselling o quelle che possono migliorare in alcuni settori chiave della sanità. L’indagine ha permesso di verificare che i confronti sono possibili, sia tra Regioni che tra Asl diverse. Le graduatorie sono attendibili, tenendo conto dei limiti di confidenza. Più difficile, invece, è fare classifiche tra Asl, eterogenee e con minore potenza statistica (a causa della scarsa numerosità del campione). Dallo studio è emerso che sedentarietà ed eccesso ponderale rappresentano un problema diffuso nelle 6 Regioni analizzate, in particolare in Campania e Abruzzo. L’alcol è invece un problema piuttosto serio in Friuli Venezia Giulia e Veneto, dove è bassa anche la percezione del rischio da parte dei medici.
Linda Gallo - Dipartimento di prevenzione, Ass 4 “Medio Friuli”
È stato preso in esame il caso dello screening mammografico: vengono date le opportune raccomandazioni per fare il test? Viene inviata la lettera di invito? Quando è stato fatto l’ultima mammografia? In tutte le Regioni almeno la metà delle donne si è sottoposta a mammografia preventiva, anche se l’adesione alle linee guida è inferiore alla media laddove il programma di screening sia assente o sia partito in ritardo. L’esempio dimostra che Passi può aiutare a individuare le best practices di un intervento di prevenzione e può fornire alternative utili, dove e se necessario. Può misurare anche le eventuali diseguaglianze e il grado di soddisfazione o insoddisfazione della popolazione.
Stefano Campostrini - università di
Pavia
Dall’indagine di popolazione alla sorveglianza. È così che gli studi
epidemiologici possono proporsi come strumento efficace per indagare lo
stato di salute della popolazione, e soprattutto per individuare e
indirizzare gli interventi più adeguati da attuare sul campo. L’obiettivo è
supportare la pianificazione di specifici programmi di prevenzione e
promozione della salute attraverso la raccolta di tutti i dati disponibili
sui comportamenti effettivamente osservati, sui cambiamenti e gli andamenti
rilevati. C’è quindi bisogno di strumenti mirati, non statici, capaci di
cogliere e osservare nel tempo i trend degli stili di vita. Nel caso di
Passi, cogliere i cambiamenti e i trend sarà fondamentale per stabilire gli
ambiti prioritari di intervento. L’obiettivo di Passi deve essere allora la
continuità: la raccolta delle informazioni deve essere continua, se si vuole
passare da uno studio trasversale a un vero e proprio sistema di
sorveglianza.
Utilizzare l’informazione sugli obiettivi di salute e innovare la pratica della sanità pubblica
Paolo D’Argenio – ministero della Salute
Quale percorso per passare da uno
studio a un sistema di sorveglianza? Quale livello di istituzionalizzazione
può raggiungere Passi? Il sistema sanità, con il varo del nuovo Piano
nazionale della prevenzione 2005-2007 ha certamente bisogno di uno strumento
come questo per misurare e valutare i progressi della salute pubblica.
Soprattutto in un contesto decentrato e regionalizzato come quello attuale
italiano. Servono quindi dati sempre aggiornati, anche a costo di mettere in
luce le differenze e le pratiche migliori e peggiori. Per mettere a regime
Passi, serve allora un mandato politico forte e un accordo che coinvolga il
ministero, il Ccm, le Regioni, l’Istat, la Società dei medici di medicina
generale e le società scientifiche. Lo scopo è creare un network tra tutti
gli stakeholder coinvolti per passare alla sperimentazione di questo sistema
di sorveglianza.
Utilizzare i dati del Passi per la comunicazione con i colleghi, le
istituzioni e la popolazione per il miglioramento della partecipazione al
funzionamento del sistema sanitario locale
Mauro Palazzi - Dipartimento di sanità
pubblica – Ausl Cesena
Passi può essere uno strumento utile per fare
comunicazione, per creare ponti e collegamenti, per dare vita a reti attive
con i diversi attori sociali che possono intervenire sui determinanti della
salute: dagli operatori ai cittadini, dai sindaci ai pianificatori regionali
e locali. Utilizzando linguaggi semplici e strumenti che permettano di
raggiungere e coinvolgere tutti i soggetti interessati, per evitare di
accrescere disparità e diseguaglianze.