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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Le donne come “motore” della promozione della salute

A cura del reparto di Salute della donna e dell’età evolutiva, Cnesps-Iss

 

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7 marzo 2013 – Anche se le condizioni di salute delle donne sono migliorate nel tempo e in quasi tutti i Paesi del mondo, persistono differenze tra uomini e donne (e per gruppi, all’interno di ciascun genere) che spesso nascondono iniquità evitabili, legate alla diversa posizione sociale, all’accesso alle risorse, alle regole sociali. Inoltre, il ruolo diverso assunto dalle donne nella società e il loro sempre maggior contributo al mondo del lavoro le ha portate spesso ad assumere comportamenti e stili di vita che possono influenzare la loro salute. Quest’anno il Cnesps-Iss ha pensato di dedicare la giornata internazionale della donna (8 marzo) – celebrata in tutto il mondo per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze di cui sono ancora fatte oggetto – a una serie di riflessioni sul loro ruolo nella prevenzione e promozione della salute e sul sussistere di disuguaglianze. Questa giornata non deve essere un momento isolato ma fare da volano per ricordare i progressi raggiunti in diversi ambiti (economici, politici e sociali) e per spronare la “continuità” degli interventi per raggiungere obiettivi futuri.

 

Obiettivo donna: l’offerta attiva per sviluppare competenze

Nell’ampio mondo della prevenzione e della promozione della salute, quando si definiscono strategie di intervento, è importante cercare di identificare le priorità: in quali gruppi di popolazione e in quali momenti della vita si può avere la più alta resa dell’investimento (umano, economico o sociale che sia)? In quest’ottica, non vi è dubbio che le donne costituiscano uno dei target prioritari poiché il loro naturale ruolo sociale (fulcro delle relazioni familiari), il loro vivere importanti esperienze di cambiamento nel corso della vita (come il periodo della gravidanza) e l’essere generalmente più attente alla propria salute rispetto agli uomini, le rende soggetti privilegiati, in grado di recepire, favorire e “irradiare” verso gli altri scelte e stili di vita salutari.

 

Il movimento delle donne agli inizi degli anni ‘70 ha anticipato la “visione” della Carta di Ottawa, affermando con straordinaria forza il diritto alla presa di parola e all’autodeterminazione con la proposizione del punto di vista “di genere”. La Carta di Ottawa (presentata a novembre 1986 dall’Oms, leggi la traduzione in italiano, pdf 177 kb) propone infatti una definizione dinamica della salute, iscritta nel contesto sociale come bene comune: la salute come capacità di controllo del proprio stato da parte delle persone e delle comunità per scelte autonome. In questo contesto è nata l’idea di servizi consultoriali con competenze multidisciplinari per la promozione della salute, servizi radicalmente innovativi nello scenario tradizionale e la legislazione di quegli anni (legge 405/75 e legge 194/78) riflette proprio questa potente spinta. Le ricerche epidemiologiche confermano sistematicamente quanto paghi l’investimento sulla promozione delle competenze delle donne, oltre a quanto siano fertili le loro potenzialità. Il Progetto obiettivo materno infantile (Pomi), varato nel 2000, è sotteso da questa “visione” di salute pubblica mirando ad attivare processi decisionali autonomi e consapevoli, secondo un approccio non direttivo ma orizzontale.

 

Promuovere la salute implica l’adozione di strategie operative con obiettivi misurabili riguardanti la popolazione nella sua globalità, con il cardine epidemiologico della conoscenza delle articolazioni sociali della popolazione stessa e delle corrispondenti articolazioni del rischio (nella consapevolezza che quelle sociali sono le “cause dietro le cause” determinanti lo stato di salute). Il cardine epidemiologico implica conseguentemente il cardine operativo dell’offerta attiva (nella consapevolezza che i più difficili da raggiungere sono generalmente affetti da deprivazione sociale e, pertanto, a più alto rischio). Al fine di promuovere un ripensamento individuale e comunitario sul vissuto quotidiano e sulla memoria storica, e sviluppare nuove consapevolezze e competenze, è infatti fondamentale utilizzare un processo comunicativo che sfrutti sinergicamente tutti i potenziali canali operanti (da quelli istituzionali a quelli già operanti all’interno della comunità) con modalità tarate sulle specifiche caratteristiche delle persone e dei gruppi di popolazione da coinvolgere.

 

In generale, al modello sociale di salute corrisponde un modello di welfare basato sulla partecipazione e sull’empowerment, in alternativa al tradizionale, dominante, modello paternalistico direttivo. Nella sanità pubblica far emergere le competenze potenziali, valorizzarle, promuoverle, sostenerle e proteggerle è la chiave di volta per la promozione della salute, delle donne e di tutta la collettività, intesa secondo la Carta di Ottawa.

 

Promozione della salute riproduttiva

Promuovere la salute riproduttiva e valutare l’efficacia dei percorsi assistenziali offerti durante il percorso nascita è indice di qualità dell’assistenza sanitaria di un Paese. In Italia numerose sono le iniziative avviate nell’ambito della salute riproduttiva volte non solo a prevenire gli eventi avversi, ma anche a ridurre l’eccesso di medicalizzazione, a coinvolgere le donne nella scelta dei percorsi assistenziali e a promuovere la loro appropriatezza.

  • Leggi l’approfondimento a cura del reparto Salute della donna e dell’età evolutiva, Cnesps-Iss.

Il percorso nascita: una grande opportunità per promuovere la salute

Gli interventi di promozione della salute che riguardano le donne in età riproduttiva permettono di massimizzare i risultati con un impiego di risorse limitato. Grazie alla centralità del ruolo della donna nella famiglia, questi interventi promuovono la salvaguardia della salute delle donne, ma anche della famiglia e della comunità in senso più ampio. Considerata l’opportunità offerta dai contatti ripetuti tra madre e personale socio-sanitario coinvolto nell’assistenza al percorso nascita, è strategico programmare interventi di promozione della salute dedicati alle tematiche di interesse per le donne. Come non vedere allora nel percorso nascita una grande opportunità per realizzare interventi di prevenzione e di promozione della salute?

  • Leggi l’approfondimento a cura del reparto Salute della donna e dell’età evolutiva, Cnesps-Iss.

La persistenza di disuguaglianze

Un focus specifico nella salute delle donne (e di tutti i cittadini) deve essere mantenuto per il monitoraggio delle disuguaglianze che si continuano a osservare, in base all’area di residenza, alle condizioni socio-economiche, allo status di migrante, anche nel territorio italiano. Spesso queste condizioni di vulnerabilità interagiscono nell’aggravare le possibilità delle donne di accedere alle opportunità di assistenza e di beneficiare così del loro maggior potenziale di salute. Un esempio di queste difficoltà e “mancate opportunità” si riscontra tra le donne immigrate nel nostro Paese le quali, però, dimostrano anche che quando sono messe in grado di esprimere le loro capacità raggiungono risultati simili a quelli osservati nelle italiane.

  • Salute delle donne e dei bambini migranti: negli ultimi anni si è potuto osservare, sia a livello internazionale che locale, il rafforzamento del processo di femminilizzazione dei flussi migratori che ha comportato un progressivo aumento della componente femminile della popolazione straniera. Un’evidente ricaduta della consistente presenza femminile straniera, che si caratterizza anche per la giovane età, è osservabile sulla natalità. A fronte di questa situazione aumenta sempre più l’attenzione per la tutela della maternità tra le immigrate che partoriscono in Italia. Leggi l’approfondimento su “Salute delle donne e dei bambini migranti” a cura del reparto Salute della donna e dell’età evolutiva, Cnesps-Iss:
  • L’uso dei farmaci nella popolazione femminile immigrata: il 56% delle donne immigrate e il 64% delle italiane ha ricevuto almeno una prescrizione nel corso dell’anno. Le differenze di prevalenza d’uso si riducono per le donne di età compresa fra 25 e 44 anni. Inoltre, tranne che nei bambini di età inferiore a 15 anni, le donne immigrate hanno un consumo di farmaci superiore a quello degli uomini immigrati. In termini di impatto di spesa farmaceutica Ssn, le donne immigrate hanno avuto una spesa procapite di 74 euro contro i 101 delle italiane. Sono alcuni dei dati che emergono da un’indagine sulla prescrizione farmaceutica nella popolazione immigrata a cui ha partecipato anche il Cnesps-Iss. Leggi l’approfondimento su “L’uso dei farmaci nella popolazione femminile immigrata” cura del reparto di Farmacoepidemiologia, Cnesps-Iss.

Donne, attenzione alla Clamidia

In Italia, come in Europa, è la Clamidia l’infezione sessualmente trasmessa (Ist) più diffusa, fra quelle batteriche. Particolarmente grave il fatto che colpisce principalmente donne giovani (<25 anni) e che, se trascurata (spesso è asintomatica), può comportare complicanze gravi tra cui la sterilità. La prevenzione di questa malattia, con iniziative di comunicazione e informazione efficaci, dovrebbe dunque essere una delle priorità delle politiche di controllo delle Ist.

Vaccinare le donne in età fertile suscettibili alla rosolia: ogni occasione è buona!

La rosolia è una malattia virale generalmente benigna che raramente va incontro a complicanze e che nel 25-50% dei casi si presenta senza sintomi. Tuttavia se il virus rubeolico viene contratto durante la gravidanza può causare aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, gravi malformazioni fetali e ritardo di acquisizione delle tappe dello sviluppo. Il Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015 ha fissato per il 2015 la riduzione dell’incidenza della rosolia congenita a valori inferiori a un caso su 100.000 nuovi nati, promuovendo una serie di azioni per aumentare la copertura vaccinale dei nuovi nati, degli adolescenti e delle donne in età fertile suscettibili. È fondamentale sensibilizzare la classe medica alla prevenzione della rosolia congenita, affinché svolga un ruolo attivo sfruttando, per il recupero dei suscettibili, ogni tipo di accesso al servizio sanitario.

  • Leggi l’approfondimento a cura a cura del reparto Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps-Iss.

Profilo di salute e fattori di rischio comportamentali nelle donne adulte italiane: un confronto di genere dai dati della sorveglianza Passi

I dati Passi mostrano che le donne sono mediamente più attente alla salute e alla prevenzione delle malattie croniche e degli infortuni/incidenti, adottano stili di vita più salutari degli uomini (da sempre), ma complessivamente si definiscono meno soddisfatte del proprio stato di salute e denunciano più giorni vissuti in cattiva salute sia per motivi fisici che psicologici.

  • Leggi l’approfondimento a cura dello Staff centrale Passi e di Antonella Gigantesco - reparto Salute mentale, Cnesps-Iss.

Alcol e donna: una relazione pericolosa

Il consumo e l’uso dannoso e a rischio di tutte le bevande alcoliche è un fenomeno approdato nell’universo femminile coinvolgendo adolescenti, donne mature e, inaspettatamente, donne anziane in una cornice intergenerazionale significativa dell’ampliamento dell’esposizione al rischio alcol correlato di una platea crescente di consumatrici. La sensibilità femminile all’alcol è fisiologicamente più elevata rispetto all’organismo maschile; una vulnerabilità che è ancor più impattante sull’organismo anche in funzione di condizioni fisiologiche esclusivamente femminili come la gravidanza, l’allattamento, il ciclo mestruale. Ma l’impatto dell’alcol sulle donne non è solo in termini di salute. La sua valenza sociale si esprime attraverso i frequenti episodi riportati di violenza intra- ed extra-familiare, abbandono e maltrattamenti di minori, gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmesse, esclusione sociale, atti di criminalità, vandalismo; azioni agite o subite sotto l’influenza della sostanza psicoattiva legale più diffusa e tollerata dalla società.

  • Leggi l’approfondimento (pdf 92 kb) a cura dell’Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss.

Andamenti di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma in Italia

Le tendenze temporali di incidenza e mortalità per cervicocarcinoma stimate in Italia dal 1980 al 2012 risultano in forte riduzione in tutto il Paese presentando, però, delle differenze tra le diverse aree territoriali. Questi andamenti, in linea con altri Paesi Europei, riflettono l’incremento nel ricorso al pap test a partire dal 1994 da attribuire, almeno in parte, all’effetto delle campagne di screening che si sono andate consolidando sul territorio nazionale. Sempre più importante appare quindi promuovere la diffusione e la conformità ai programmi di prevenzione dei tumori femminili in modo omogeneo sul territorio.

  • Leggi l’approfondimento a cura del Reparto di Epidemiologia dei tumori del Cnesps-Iss.

Il rischio cardiovascolare nella donna

Le donne presentano malattie cardiovascolari con un ritardo di almeno 10 anni rispetto agli uomini, hanno complessivamente meno eventi ma di tipo più grave. Il quadro clinico non è così evidente come quello degli uomini: spesso il dolore manca, è localizzato in altra sede ed è confuso con quello derivato da altre patologie. Fino alla menopausa le donne sono aiutate dalla protezione ormonale; dopo, passato un periodo di esposizione che si aggira intorno ai 10-15 anni, le donne vengono colpite addirittura più degli uomini da eventi cardiovascolari. Sulla base dei dati raccolti nell’ambito dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare (Oec)/Health Examination Survey (Hes), indagine condotta dal 2008 al 2012 sullo stato di salute degli italiani, sono state raccolte diverse informazioni sul profilo di rischio delle donne in menopausa.

  • Leggi l’approfondimento a cura del reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss.

Essere donna, un vantaggio da difendere

Un vantaggio da difendere e, in parte, ancora da conquistare con un impegno sia individuale che collettivo. L’approccio di genere alla salute si colloca infatti all’interno di una strategia di azioni intersettoriali, capaci di incidere sui determinati della salute e di contrastare le disuguaglianze in coerenza con l’approccio più generale della salute in tutte le politiche.

  • Leggi l’approfondimento a cura di Barbara De Mei - Unità di formazione e comunicazione, Cnesps-Iss.