Rapporto nazionale Passi 2010: screening cervicale
28 luglio 2011 - Il carcinoma del collo dell’utero a livello mondiale è il secondo tumore maligno della donna per frequenza e in Italia rappresenta quasi il 2% di tutti i tumori maligni femminili. Secondo le rilevazioni dei Registri tumori, nel periodo 2003-2005 nel nostro Paese si sono verificati 8,6 casi per 100.000 donne: un dato che, rispetto al passato, è in lenta ma continua diminuzione, in parte attenuata dall’invecchiamento della popolazione.
Nel 2007, i decessi per cancro della cervice uterina in Italia sono stati ancora 471. Eppure, almeno teoricamente, la mortalità per cancro del collo dell’utero sarebbe del tutto evitabile grazie alla diagnosi precoce con Pap test, la cui esecuzione è raccomandata ogni tre anni alle donne, a partire dai 25 anni fino ai 64 anni di età. In Italia, il ministero della Salute raccomanda ai servizi sanitari (vedi il documento completo o il vademecum) l’esecuzione di screening di popolazione, cioè un programma organizzato in cui le donne nella fascia d’età a rischio vengono invitate a intervalli regolari per fare il Pap test. Tuttavia il Pap test viene effettuato anche al di fuori di programmi organizzati, su iniziativa personale della donna, nell’ambito del rapporto con il proprio ginecologo o in altri contesti. L’Osservatorio nazionale screening svolge il monitoraggio dell’andamento di questi programmi: nel 2009 le donne italiane di 25-64 anni, residenti in aree dove è attivo un programma di screening organizzato, erano più di 13 milioni (78,4% della popolazione target). L’estensione dei programmi è ormai ampia nelle Regioni del Nord e del Centro Italia e gradualmente aumenta anche in quelle meridionali. Il sistema Passi rileva, richiedendolo direttamente alle donne, se e quando è stato effettuato il Pap test e se è stato eseguito all’interno del programma di screening organizzato dalla Asl oppure su iniziativa personale.
La copertura
Nel 2010, nel pool di Asl italiane che hanno partecipato alla rilevazione, il 76% delle donne 25-64enni ha eseguito un Pap test preventivo nel corso dei tre anni precedenti l’intervista. La copertura complessiva al test di screening raggiunge valori elevati al Nord (85%) e al Centro (82%), mentre è più bassa al Sud (62%).
Scarica la tabella (xls 13kb) con i dati regionali del 2010 relativi alla copertura dello screening cervicale.
Nello screening cervicale la quota di adesione spontanea è rilevante: a livello nazionale si stima infatti che quasi quattro donne su dieci (38%) abbiano eseguito il test di screening al di fuori del programma organizzato (si va dall’8% della Basilicata al 69% della Liguria).
Copertura del Pap test negli ultimi tre anni
per macro area geografica – Donne 25-64enni
Pool Asl – Passi 2010
I dati sul quadriennio
Per un confronto interregionale più attendibile, la copertura del Pap test negli ultimi tre anni è stata calcolata anche sul pool quadriennale (2007-2010), come illustra la figura.
Per maggiori dettagli, scarica la tabella e il grafico (xls 19 kb) con i dati regionali del 2007-2010 relativi alla copertura dello screening cervicale, l’adesione allo screening organizzato e l’adesione spontanea.
I valori di copertura riferita in Liguria sono relativi all’effettuazione del Pap-test in regime di esenzione ticket ai sensi della legge 338/2000 - finanziaria 2001; il programma di screening organizzato regionale è stato avviato nell’autunno 2010.
Copertura del Pap test negli ultimi tre anni- Donne 25-64enni
Pool Asl – Passi 2007-2010
Considerando solo le Asl che hanno partecipato alla sorveglianza per l’intero periodo 2007-2010 (pool omogeneo) [1], si osserva che la copertura complessiva al test di screening è rimasta sostanzialmente stabile tra il 2007 al 2009 e mostra una leggera crescita nel 2010:
Trend copertura del Pap test negli ultimi tre anni
- Donne 25-64enni
Pool Asl omogeneo – Passi 2007-2010
Fattori predittivi individuali di adesione al test di screening
La copertura al test di screening è maggiore nelle donne di 35-49 anni (82%), in quelle coniugate (79%) e conviventi (80%) e nelle italiane rispetto alle straniere (77% vs. 69%).
La copertura tende a crescere all’aumentare del livello d’istruzione ed è maggiore nelle donne che riferiscono di non avere difficoltà economiche. L’analisi multivariata conferma le associazioni rilevate.
Pap test negli ultimi tre anni – Donne 25-64enni
Pool Asl – Passi 2010
Totale: 76,4% (IC 95%: 75,6-77,3)
Ma, esaminando separatamente le donne che hanno eseguito il test nell’ambito dei programmi di screening organizzati dalla Asl e coloro che lo hanno eseguito di propria iniziativa, emerge che:
- la percentuale di donne che fanno il test all’interno della campagne di screening è maggiore nella classe d’età 50-64 anni e non mostra gradienti rilevanti per livello d’istruzione, difficoltà economiche riferite o cittadinanza
- la percentuale di donne che fanno il test al di fuori delle campagne di screening mostra un forte gradiente per livello d’istruzione e difficoltà economiche riferite ed è più elevata nelle cittadine italiane.
Pap test negli ultimi tre anni all’interno di programmi di screening organizzati – Donne 25-64enni Pool Asl – Passi 2010 Totale: 37,6% (IC 95%: 36,7-38,5) |
Pap test negli ultimi tre anni al di fuori di programmi di screening organizzati Donne 25-64enni Pool Asl – Passi 2010 Totale: 38,1% (IC 95%: 37,2-39,1) |
Efficacia degli interventi che promuovono l’esecuzione del Pap test
Nel 2010, il 90% delle donne 25-64enni intervistate è stato raggiunto da almeno un intervento di promozione. La percentuale di esecuzione del Pap test, nell’intervallo dei tre anni, è più alta nelle donne che, come accade generalmente all’interno dei programmi di screening organizzati, sono raggiunte da più interventi di promozione. Infatti ha eseguito il test il 91% delle donne che ha ricevuto la lettera di invito associata al consiglio, contro il 40% di quelle non raggiunte da alcun intervento di promozione.
Esecuzione del Pap test negli ultimi tre anni per interventi
di promozione ricevuti– Donne 25-64enni
Pool Asl – Passi 2010
Motivi addotti per spiegare la mancata effettuazione del pap test
Nel 2010, circa il 24% delle donne di 25- 64 anni non è risultata coperta per quanto riguarda la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero in quanto o non ha mai effettuato il Pap test (15%) o l’ha effettuato da più di tre anni (9%). I motivi addotti per spiegare la mancata esecuzione del test sono molteplici. Quello che ricorre con maggior frequenza (“penso di non averne bisogno”), solo in minima parte può essere associato a donne che non hanno mai avuto rapporti sessuali. È invece verosimile che la maggior parte delle donne che dichiarano di non aver bisogno del test ignorino o sottovalutino il rischio di cancro, o l’efficacia del Pap test.
Motivi addotti per spiegare la mancata esecuzione del Pap test
negli ultimi tre anni– Donne 25-64enni
Pool Asl – Passi 2010
Conclusioni
La copertura complessiva del Pap test preventivo è alta, ma ancora insufficiente in alcune Regioni, soprattutto nell’Italia meridionale e insulare in cui poco più di una donna su due pratica il Pap test nel giusto intervallo di tempo. La metà delle donne ha praticato il test nell’ambito dei programmi organizzati dalle Asl, mentre l’altra metà lo ha effettuato per iniziativa personale. Questa caratteristica della pratica del Pap test, in Italia, ha alcune importanti conseguenze sul rispetto dell’intervallo raccomandato e sull’equità. Le donne con minore livello di istruzione e con difficoltà economiche, come pure quelle con cittadinanza straniera, raggiungono livelli di prevenzione meno buoni. Tuttavia queste differenze sono molto piccole o addirittura inesistenti nei programmi organizzati, mentre sono più grandi nello screening effettuato su iniziativa personale. La lettera di invito, in associazione al consiglio dell’operatore sanitario, è lo strumento più efficace per aumentare l’adesione allo screening.
Negli ultimi anni, importanti innovazioni hanno innescato cambiamenti nella prevenzione del cancro del collo dell’utero: l’individuazione della causa virale del cancro della cervice uterina, in alcuni tipi del virus del papilloma umano (Hpv); la messa a punto di un vaccino efficace e di una strategia per prevenire l’infezione con la vaccinazione, l’introduzione dell’offerta vaccinale nel servizio sanitario; l’allestimento di un test per l’Hpv e il suo utilizzo nella diagnostica e nel follow up, ma anche per lo screening basato sul test Hr-Hpv come test primario. È inoltre molto probabile che nei prossimi anni potrà variare l’intervallo raccomandato per il test, man mano che donne vaccinate nell’adolescenza arriveranno all’età di screening (vedi anche le 100 domande sull’Hpv). Tutto questo impone un potenziamento della sorveglianza per far sì che il ministero della Salute e le Regioni possano disporre dei dati necessari per guidare questi essenziali interventi di prevenzione.
[1] A causa di accorpamenti e di variazioni dei confini amministrativi, le Aziende sanitarie partecipanti al Passi sono variate nel tempo. Tuttavia, le Asl che hanno effettuato la sorveglianza in modo continuo nel quadriennio corrispondono all’88% della popolazione osservata, per un totale di 118.611 interviste nel periodo 2007-2010.