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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

 

Importanza per la salute

 

30 maggio 2013 - Secondo i dati dei registri tumori, tra il 1998 e il 2002, in Italia, sono stati diagnosticati in media, ogni anno, 9,8 casi di tumore della cervice uterina ogni 100.000 donne, ovvero circa 3400 nuovi casi l’anno. Al 2006 si stima un numero di casi prevalenti pari a circa 53.360, che rappresentano il 2% di tutti i tumori maligni femminili. Incidenza e mortalità mostrano una tendenza alla riduzione nel tempo, lenta ma continua. Migliora lentamente anche la sopravvivenza: si stima infatti che a 5 anni dalla diagnosi sopravviva il 68% delle donne colpite (dato 2002-2004). Tuttavia, nel 2008 ci sono stati ancora 377 decessi per cancro della cervice uterina, ovvero 1,2 decessi ogni 100.000 donne. Eppure la mortalità per cancro del collo dell’utero sarebbe del tutto evitabile grazie alla diagnosi precoce con Pap test, la cui esecuzione è raccomandata ogni tre anni, tra i 25 e i 64 anni.

 

Le linee guida europee e italiane raccomandano l’implementazione dei programmi di screening organizzati, basati su un invito attivo da parte della Asl e l’offerta di un percorso di approfondimento assistenziale e terapeutico definito e gratuito.

 

Intanto, da pochi anni, è stata introdotta un’alternativa al Pap test: un nuovo test screening che si basa sul riconoscimento dell’infezione da papilloma virus (Hpv) ed esistono ormai sufficienti prove scientifiche per affermare che il test con Hpv è più sensibile del Pap test e presenta rischi comparabili (pdf 1,2 Mb). L’Italia si avvia a effettuare un cambiamento nel test di screening primario, applicando il test Hpv nella vasta rete degli screening organizzati. Anche per l’esecuzione del test dell’Hpv è raccomandata una periodicità triennale alle donne di 25-64 anni, che potrebbe essere modificata in futuro, in base ai risultati degli studi in corso.

 

Passi effettua la stima della copertura dello screening, distinguendo la partecipazione dentro e fuori i programmi delle Asl, individua i fattori predittivi della pratica del test, e la penetrazione delle azioni di promozione, fornendo ai pianificatori informazioni essenziali per il monitoraggio del livello di protezione della popolazione a rischio e indirettamente della performance dei programmi di screening.

 

Come Passi misura la copertura dello screening per la diagnosi precoce della cervice uterina

 

Il sistema Passi rileva, chiedendolo direttamente alle donne, se e quando è stato effettuato lo screening cervicale e se è stato eseguito all’interno del programma di screening organizzato dalla Asl oppure su iniziativa personale.

La stima della copertura al test di screening al di fuori o all’interno dei programmi organizzati viene effettuata mediante l’indicatore proxy dell’eventuale pagamento per l’esame.

 

Dal 2011, la sezione dedicata allo screening cervicale del questionario Passi, è stata integrata con alcune domande sul test con Hpv, effettuato in alternativa o in aggiunta al Pap test.

 

Vedi anche le schede indicatore.

 

Cosa dicono i dati Passi

 

Copertura

 

Nelle Asl che hanno partecipato al Passi nel periodo 2008-11, il 75% delle donne 25-64enni ha eseguito un test di screening per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina nel corso dei tre anni precedenti l’intervista. La copertura complessiva raggiunge valori superiori all’80% al Nord e al Centro, mentre è più bassa nelle Regioni del Sud.

 

Significativa è la variabilità regionale nella prevalenza di donne 25-64enni che effettuano il test di screening per la neoplasia cervicale, nei tempi raccomandati, con un chiaro gradiente Nord-Sud: dalla P.A. di Bolzano, in cui quasi nove donne su 10 tra 25 e 64enni si sono sottoposte allo screening del collo dell’utero, fino a Calabria e Sardegna, dove solo 5-6 donne su 10 hanno praticato il test.

 

Quasi quattro donne su dieci hanno eseguito il test all’interno del programma organizzato offerto dalla Asl, e altrettante lo hanno effettuato su propria iniziativa, pagando in tutto, o in parte, l’esame. Anche in questo caso la variabilità regionale sul modo in cui le donne lo effettuano è ampia, aderendo agli screening organizzati oppure per iniziativa spontanea.

 

La quota di donne che ha eseguito lo screening secondo le linee guida ha avuto un incremento significativo tra il 2009 e il 2010 ed è rimasta stabile tra il 2010 e il 2011.

 

Nel periodo 2008-2011 è stato rilevato un incremento statisticamente significativo della prevalenza di donne che effettuano il test di screening, secondo i tempi raccomandati.

 

Fattori predittivi

 

La copertura dello screening è risultata maggiore tra le donne di 35-49 anni, in quelle coniugate o conviventi, e quelle con un livello di istruzione elevato e senza difficoltà economiche riferite. Inoltre è più elevata nelle donne italiane rispetto alle straniere. 

 

Confrontando le caratteristiche socio-demografiche delle donne che hanno aderito ai programmi di screening organizzati dalla Asl con quelle di chi si è sottoposta a un test di screening per il tumore del collo dell’utero come iniziativa individuale preventiva, emerge che l’effettuazione del test nei programmi di screening organizzati dalle Asl è più frequente nella classe d’età 50-64 anni, che gli screening organizzati riducono le differenze di adesione determinate da istruzione e difficoltà economiche e che le donne straniere siano le utilizzatrici principali del test di screening organizzato.

 

C’è una quota non trascurabile di donne tra 25 e 64enni (pari al 25%), che non pratica una prevenzione ottimale del tumore cervicale o non lo fa affatto. D’altra parte una quota consistente di donne effettua il test più frequentemente di quanto sia necessario.

 

La promozione degli screening

 

Nel periodo 2008-2011, il 90% delle donne 25-64enni intervistate è stato raggiunto da almeno un intervento di promozione del test di screening. La quota di donne che si sottopone a screening preventivo per il tumore della cervice uterina cresce all’aumentare del numero di input ricevuti (lettera della Asl, consiglio medico, campagna informativa) e le donne raggiunte da più interventi di promozione si sottopongono più frequentemente di altre a screening nei tempi raccomandati.

 

Politiche di prevenzione della depressione

 

In Italia lo screening è raccomandato e previsto all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) garantiti dal Servizio sanitario nazionale. l’Osservatorio nazionale screening (Ons) svolge il monitoraggio dell’andamento dei programmi di screening organizzati. Secondo i dati Ons nel 2010 la proporzione di donne italiane di 25-64 anni, che vive in aree dove sono attivi programmi di screening organizzati è stata pari all’80% della popolazione target, e il 68% è stato raggiunto da un invito della Asl ad aderire allo screening.

 

La copertura complessiva del Pap test preventivo è alta, ma ancora insufficiente in alcune Regioni, soprattutto nell’Italia meridionale e insulare, in cui poco più di una donna su due lo pratica nel giusto intervallo di tempo. La metà delle donne ha praticato il test nell’ambito dei programmi organizzati dalle Asl, mentre l’altra metà per iniziativa personale. Questa caratteristica della pratica del Pap test, in Italia, ha alcune importanti conseguenze sul rispetto dell’intervallo raccomandato e sull’equità. Le donne con minore livello di istruzione e con difficoltà economiche, come pure quelle con cittadinanza straniera, fanno meno frequentemente delle altre una prevenzione efficace. Tuttavia queste differenze sono molto piccole o addirittura inesistenti nei programmi organizzati, mentre sono più grandi nello screening effettuato su iniziativa personale. La lettera di invito, in associazione al consiglio dell’operatore sanitario, è lo strumento più efficace per aumentare l’adesione allo screening.

 

Risorse utili

Indicatori Passi: screening cervicale

 

Definizioni operative

 

La donna che ha effettuato lo screening per il cancro del collo dell’utero è una donna, in età per cui lo screening è raccomandato (tra 25 e 64 anni), che dichiara di avere effettuato il Pap test negli ultimi 3 anni (intervallo raccomandato per Pap test) e/o test del papilloma virus (Hpv) negli ultimi 5 anni (intervallo raccomandato per Hpv test) a scopo preventivo, in assenza cioè di sintomi o disturbi.

 

Consulta anche le informazioni generali con le caratteristiche degli indicatori Passi, e gli approfondimenti dedicati.

 

Scheda indicatore: copertura dello screening del carcinoma del collo dell’utero

 

Popolazione di riferimento

Donne residenti in un Comune della Asl e iscritte all’anagrafe assistiti della Asl, in età 25-64 anni.

Numeratore

Donne rispondenti, in età 25-64 anni, che dichiarano di aver eseguito un Pap test nei 3 anni precedenti la data di intervista e/o test del papilloma virus (Hpv) nei 5 anni precedenti la data dell’intervista.
(Negli anni 2007-2010 il questionario non includeva la domanda sull’effettuazione del Hpv test e l’indicatore contemplava come test di screening per carcinoma del collo dell’utero, unicamente, il pap test)

Denominatore

Donne intervistate, in età 25-64 anni, che rispondono di aver eseguito o di non aver eseguito, a scopo preventivo, il Pap test nei 3 anni precedenti l’intervista e/o il Hpv test nei 5 anni precedenti la data dell’intervista escluse sia quelle che rifiutano di rispondere sia quelle che rispondono “non so”.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di donne tra 25-64 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore fa riferimento ai 3 o ai 5 anni precedenti la data dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Nonostante la mortalità per carcinoma del collo dell’utero si sia notevolmente ridotta negli ultimi decenni in Italia, in corrispondenza al diffondersi del Pap test (e più recentemente anche dell’Hpv test), si registrano ancora ogni anno alcune centinaia di decessi evitabili.
Attualmente l’esecuzione dello screening cervicale è raccomandata alle donne dai 25 anni a 64 anni di età. Alle donne più giovani di 25-30 o 25-34 anni si raccomanda l’esecuzione del Pap test ogni 3 anni, mentre dopo questa età e fino ai 64 anni si raccomanda il Hpv test ogni 5 anni.
In tutte le Regioni sono attivi programmi di screening di popolazione, in cui le donne nella fascia d’età a rischio vengono invitate a intervalli regolari per fare questi test di screening (Pap test o Hpv test). Tuttavia, il test viene effettuato anche su iniziativa personale della donna, presso il proprio ginecologo.

Limiti dell’indicatore

In contesti diversi da quelli italiani, i dati riferiti sono stati più volte confrontati a quelli registrati (in archivi delle prestazioni, diari clinici, ecc.), ed è stato verificato che i dati auto riferiti sono dotati di elevata sensibilità. Invece, un certo numero di donne, che non ha effettuato un test di screening per la diagnosi precoce del carcinoma del collo dell’utero negli ultimi 3 anni, dichiara di averlo fatto (moderata specificità). Questo fenomeno è attribuito all’effetto telescopico, per cui l’intervistata ricorda di essersi sottoposta al test più recentemente di quanto sia accaduto, oppure al fatto che la donna ritiene erroneamente che, nel corso di una visita ginecologica, sia stato effettuato anche un test di screening preventivo.

Validità dell’indicatore

A causa della specificità non ottimale, la copertura potrebbe essere sovrastimata, anche se questo non è stato verificato in contesti italiani. Questa possibile sovrastima deve essere tenuta presente quando si interpretano i dati.
Va ricordato che in Italia i registri dei programmi organizzati non forniscono informazioni sui test eseguiti al di fuori dei programmi stessi, e che questa quota (spontanea) della copertura viene rilevata sistematicamente solo da Passi.

*Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss).

Pubblicazioni nazionali

 

Report nazionale

Prodotti di comunicazione: schede fronte-retro e report tematici

Riviste nazionali

Passi per…

  • Osservatorio nazionale screening (Ons): rapporto breve 2014 (pdf 11,9 Mb). La pubblicazione Ons mette a confronto i dati raccolti dall’Osservatorio con quelli della sorveglianza Passi sugli screening oncologici.

 

Pubblicazioni locali

 

Dati sul consumo di alcol sono disponibili anche a livello locale sia all’interno dei report regionali e aziendali, che riassumono i risultati annuali della sorveglianza, sia in pubblicazioni specifiche (rapporti dedicati, schede tematiche, ecc).

 

Consulta le pubblicazioni locali di:

 

Focus