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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

 

Importanza per la salute

 

Il fumo di tabacco si conferma il primo fattore di rischio che, complessivamente, concorre alla perdita di anni di vita in buona salute: la dipendenza dalla nicotina e altre componenti del tabacco, caratterizzata dalla ricerca compulsiva della sostanza e dall’abuso, costituisce l’ostacolo principale per chi intende smettere di fumare, ma giocano un ruolo importante anche fattori di natura psicologica e sociale. Rispetto agli altri stili di vita, il fumo è quello percepito maggiormente come un rischio anche dagli stessi fumatori.

 

Alcune variabili significative nello studio dell’abitudine tabagica sono il sesso, l’età (è nelle fasce più giovani che il consumo occasionale diventa dipendenza ma, di converso, è anche la fase in cui è più facile smettere di fumare), il livello di istruzione e la condizione socioeconomica. In più, in relazione al fumo, particolari sottogruppi di popolazione e/o classi di età richiedono un’attenzione specifica: adolescenza (periodo in cui buona parte dei fumatori accende la prima sigaretta), donne e uomini in età fertile, gravidanza e in generale soggetti esposti al fumo passivo.

 

Non fumare rappresenta un’importante scelta per uno stile di vita salutare di tutta la collettività: per chi fuma, smettere permette di migliorare il proprio stile di vita e di recuperare anni in buona salute ma anche di difendere la salute degli altri, evitando di esporli al fumo passivo. A livello individuale, i benefici conseguenti allo smettere di fumare variano da quelli legati al miglioramento dello stato di salute generale alla diminuzione del rischio di sviluppare specifiche patologie (come il cancro, le malattie cardiovascolari e quelle respiratorie) a benefici di natura estetica (alito, pelle e aspetto del volto più salutari). Gli effetti benefici della cessazione si apprezzano già nell’immediato in quanto dopo poche ore di astensione dal fumo l’ossigeno contenuto nel sangue torna alla normalità, il monossido di carbonio viene eliminato dal corpo e migliorano respirazione, i sensi del gusto e del tatto; ad alcune settimane di distanza la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e l’ossigenazione dei tessuti tornano al livello fisiologico; dopo 3-12 mesi, la funzionalità respiratoria si ristabilisce e si riduce il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari; dopo 10 anni, i rischi sono paragonabili a quelli di chi non ha mai fumato.

 

Oltre che in termini di salute, smettere di fumare consente anche un importante risparmio economico in quanto libera somme non trascurabili che diventano disponibili per se stessi e per la propria famiglia. Affrancarsi dalla dipendenza stride però con le argomentazioni dell’industria del tabacco e organizzazioni di facciata che, per la loro azione lobbistica, associano l’azione del fumare proprio a una questione di libertà.

 

A più di un decennio dall’introduzione della Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), solo il 15% della popolazione mondiale ha accesso adeguato ai programmi di disassuefazione dal fumo. In Italia, secondo le stime dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità (Iss) aggiornate al 2018, i centri anti-fumo sono 365 e offrono interventi eterogenei basati prevalentemente su terapie farmacologiche (75%), interventi individuali (57%) e di gruppo (63%). Per interventi individuali, si intendono colloqui motivazionali, colloqui di sostegno, counselling e psicoterapia, mentre gli interventi di gruppo offerti sono incontri motivazionali, gruppi psicoeducativi o di psicoterapia; tra le altre prestazioni, figurano consulenza psichiatrica e auricoloterapia (elettrostimolazione e agopuntura auricolare).

 

Per i fumatori che vogliono smettere, sarebbe necessario ridurre le barriere che ostacolano l’accesso a un sostegno qualificato ed efficace, aumentando la capacità del sistema sanitario di fornire trattamenti di buona qualità, rendendo gratuiti (o semi-gratuiti) i trattamenti efficaci sia di tipo comportamentale che farmacologico, e aumentando la disponibilità del sostegno a distanza come il materiale di auto-aiuto, le quit-line telefoniche e i siti web dedicati. Gli ostacoli più frequenti all’interruzione dell’abitudine tabagica sono di natura psicologica e di solito vengono sopravvalutati, quali ad esempio la forza dell’associazione tra cessazione e aumento di peso, di fatto facilmente contenibile, o l’atto del fumare e la sensazione apparente di rilassamento che è provocata invece dall’effetto della nicotina sul cervello.

 

Programmi estensivi di supporto alla disassuefazione abbracciano interventi multicomponenti, quali ad esempio quelli realizzati nei contesti educativi attraverso il coinvolgimento congiunto di scuola e famiglia, luoghi privilegiati e più competenti per iniziare a educare alla salute e, nello specifico, a prevenire l’abitudine al fumo. Le stringenti azioni normative degli ultimi anni, come il divieto di fumo nei luoghi pubblici, dimostrano che si può intervenire su fattori sociali, culturali ed economici per mettere il singolo individuo nelle condizioni di rinunciare al fumo e di scegliere la salute.

 

Per maggiori informazioni, consulta le pagine di EpiCentro:

Indicatori Passi: abitudine al fumo

 

Definizioni operative

  1. Non fumatore è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita meno di 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di non essere attualmente fumatore.
  2. Fumatore, secondo la definizione dell’Oms, è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di essere fumatore al momento dell’intervista o di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.
  3. Fumatore occasionale è un fumatore che dichiara di non fumare tutti i giorni.
  4. Fumatore quotidiano è una persona che dichiara di fumare almeno una sigaretta ogni giorno.
  5. Tentativo di cessazione riguarda coloro che negli ultimi 12 mesi hanno tentato almeno una volta di smettere di fumare.
  6. Ex fumatore è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di NON essere fumatore al momento dell’intervista e di aver smesso di fumare da più di 6 mesi.
  7. Fumatore in astensione è una persona che dichiara di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Consulta anche le informazioni generali con le caratteristiche degli indicatori Passi, e gli approfondimenti dedicati.

 

Scheda indicatore: prevalenza di non fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che nella loro vita hanno fumato meno di 100 sigarette (5 pacchetti da 20) o hanno risposto “non so/non ricordo”.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo esclusi, i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

Il periodo temporale di riferimento sono gli anni di vita dell’intervistato.

Significato per la salute pubblica

Rispetto ai fumatori, chi non fuma ha un’aspettativa di vita di ben 10 anni superiore e una qualità di vita di gran lunga migliore. Chi vive libero dal fumo infatti respira meglio, riesce più facilmente a evitare faringiti e laringiti, bronchite cronica ed enfisema polmonare, il rischio di patologie circolatorie e cardiache, il pericolo di ictus o di ostruzione delle arterie. Senza il fumo, migliorano anche il sonno, la prontezza dei riflessi, i tassi di fecondità sia negli uomini che nelle donne.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento, che può essere considerato sconveniente e soggetto a stigmatizzazione. In teoria, ciò può spingere il rispondente a dichiarare di non aver mai fumato, e ciò determina una sovrastima della prevalenza. Questo effetto è stato valutato e gli studi di migliore qualità mostrano che si attesta comunque su valori modesti.

Validità dell’indicatore

In altri contesti di studio, quando i dati dichiarati sono confrontati con quelli misurati obiettivamente (mediante l’analisi dei livelli di cotinina, un metabolita della nicotina, nei liquidi biologici: saliva, urine o sangue), l’indicatore circa la frequenza di coloro che conducono una vita libera dal fumo mostra una sovrastima, ma anche una buona correlazione con le misure oggettive, che lo rende utile per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss) 

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di essere fumatori al momento dell’intervista, o di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato, gli ultimi 6 mesi, ed il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura. A seconda del metodo usato, si stima che fra i 70 e gli 80 mila decessi all’anno, in Italia, siano attribuibili all’abitudine al fumo con oltre un milione di anni di vita potenziale persi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento, che può essere considerato sconveniente e soggetto a stigmatizzazione. In teoria, ciò può spingere alcuni rispondenti a negare il comportamento con conseguente sottostima della prevalenza. Questo effetto è stato valutato e gli studi di migliore qualità mostrano che si attesta comunque su valori modesti.

Validità dell’indicatore

In altri contesti di studio, quando i dati dichiarati sono confrontati con quelli misurati obiettivamente (mediante l’analisi dei livelli di cotinina, un metabolita della nicotina, nei liquidi biologici: saliva, urine o sangue), la prevalenza  di fumatori mostra una sottostima, ma anche una buona correlazione con le misure oggettive che rende utile questo indicatore per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori occasionali

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di essere fumatori al momento dell’intervista e di non fumare tutti giorni.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Sebbene ci siano prove sul fatto che l’entità dei danni del fumo dipendano dalla dose, non esiste un livello di abitudine al fumo non nocivo per la salute in termini di aumento del rischio di malattie respiratorie, oncologiche e cardiovascolari. Fumare meno di una sigaretta al giorno può rappresentare un comportamento transitorio, caratteristico di chi sta iniziando o smettendo di fumare, in una minoranza di casi però può essere un comportamento più duraturo, che comporta anch’esso un rischio, seppur limitato.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale (in termini di sconvenienza e stigmatizzazione) del comportamento, che spinge il rispondente a negare di fumare o a dichiarare una minore assiduità del comportamento. Per questa ragione la prevalenza di fumatori occasionali potrebbe non corrispondere al valore reale. Tuttavia, empiricamente, è stato dimostrato che l’effetto della desiderabilità sociale per questo comportamento è modesto.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori quotidiani

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di essere fumatori al momento dell’intervista e di fumare almeno una sigaretta tutti giorni.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura. A seconda del metodo usato, si stima che fra i 70 e gli 80 mila decessi all’anno, in Italia, siano attribuibili all’abitudine al fumo con oltre un milione di anni di vita potenziale persi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale (in termini di sconvenienza e stigmatizzazione) del comportamento, che spinge il rispondente a negare di fumare o a dichiarare una minore assiduità del comportamento. Per questa ragione, la prevalenza dei fumatori quotidiani potrebbe essere sottostimata. Tuttavia, empiricamente, è stato dimostrato che l’effetto della desiderabilità sociale per questo comportamento è modesto.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: tentativi di smettere di fumare

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) nella loro vita, che hanno fumato negli ultimi 12 mesi e che, sempre negli ultimi 12 mesi, sono rimasti senza fumare per almeno un giorno, con l’intenzione di smettere di fumare.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti, e che erano fumatori nei 12 mesi precedenti all’intervista; quindi il denominatore comprende sia le persone che fumano ancora al momento dell’intervista, sia quelle che hanno smesso negli ultimi 12 mesi.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato, gli ultimi 12 mesi e il momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

La maggior parte dei fumatori deve fumare tutti i giorni a causa della dipendenza dalla nicotina, caratterizzata dalla ricerca compulsiva della sostanza e dall’abuso. Tuttavia la maggior parte di essi è consapevole dei danni del fumo e desidera smettere. I tassi di cessazione (restare senza fumare per più di 6 mesi), per chi tenta di smettere senza trattamenti, sono in genere bassi, ma possono essere incrementati utilizzando trattamenti efficaci.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore mostra notevoli differenze quando rilevato con intervista faccia-a-faccia e con intervista telefonica.

I successi dei tentativi di smettere, tra fumatori che utilizzano trattamenti efficaci, risultano minori quando sono stimati in base ai dati della sorveglianza rispetto ai trial clinici.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss) 

 

Scheda indicatore: prevalenza di ex fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di non fumare più da almeno 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e gli ultimi 6 mesi.

Significato per la salute pubblica

La ricerca scientifica ha confermato che quando si smette di fumare si ottengono molti benefici a breve e a lungo termine.

Questi benefici vanno da una normalizzazione del livello di ossigeno nel sangue ad un miglioramento del respiro e della circolazione, e soprattutto a una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e tumori.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss) 

 

Scheda indicatore: fumatori in astensione

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili, che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e gli ultimi 6 mesi.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura.

Il rischio di recidiva è più alto nei primi mesi dopo la cessazione, per cui l’Oms suggerisce di classificare come ex-fumatore solo chi ha mantenuto l’astensione per più di 6 mesi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Perché Passi mette sotto sorveglianza i tentativi di smettere di fumare

 

24 aprile 2013 - Uno dei cardini delle politiche contro il tabacco è la promozione dei tentativi di smettere di fumare, la ricerca di metodi efficaci per smettere e la loro messa in pratica. Attraverso alcuni  indicatori specifici, ogni anno, Passi fornisce indicazioni su: tentativi di smettere di fumare nei 12 mesi precedenti, tentativi riusciti e tentativi falliti nei 12 mesi precedenti e modalità con cui si smette.

 

I fumatori vogliono smettere di fumare

Secondo i dati Passi, il 40% dei fumatori riferisce di aver fatto un serio tentativo di smettere negli ultimi 12 mesi, restando almeno 24 ore senza fumare.

La probabilità di mantenersi liberi dal fumo è però bassa, perché solo una percentuale di circa il 5% dei fumatori che tentano di smettere da soli, resta senza fumare per più di 6-12 mesi, diventando ex fumatore.

 

La nicotina crea dipendenza

La nicotina, contenuta nel tabacco, è una sostanza psicoattiva che induce dipendenza, e per questo motivo la maggior parte dei fumatori deve fumare tutti i giorni. La dipendenza è caratterizzata dalla ricerca compulsiva della sostanza e dall’abuso, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative per la salute. Gran parte dei fumatori è consapevole dei danni per la salute causati dal tabacco, ma smettere è difficile e può richiedere molteplici tentativi. Le ricadute sono frequenti, soprattutto nelle prime settimane, a causa dello stress, dell’aumento di peso e soprattutto dei sintomi dell’astinenza, tra cui: irritabilità, smania, depressione, ansia, deficit cognitivo e dell’attenzione, disturbi del sonno e aumento dell’appetito.

 

Sebbene la sindrome di astinenza sia correlata agli effetti farmacologici della nicotina, molti fattori comportamentali possono influenzare la severità dei sintomi. Per alcuni fumatori, toccare, annusare, guardare la sigaretta, assieme al rituale di acquistare o procurarsi le sigarette, maneggiarle, accenderle e fumarle sono tutte attività associate agli effetti piacevoli e possono peggiorare i sintomi e la smania provati nell’astinenza.

 

I sintomi dell’astinenza possono avere inizio poche ore dopo l’ultima sigaretta, inducendo il fumatore a riprendere. I sintomi raggiungono il massimo nei primi giorni dalla cessazione e abitualmente si calmano in poche settimane, anche se, per alcune persone, i sintomi possono perdurare mesi.

 

La dipendenza si instaura perché la nicotina agisce sul cervello

La ricerca ha mostrato che la nicotina attiva circuiti cerebrali che regolano le sensazioni di ricompensa e piacere. Una sostanza chimica coinvolta nella mediazione del desiderio di consumare ancora nicotina è il neurotrasmettitore dopamina, ed è stato dimostrato che la nicotina incrementa i livelli di dopamina nei circuiti di ricompensa. Questa reazione è simile a quella osservata con altre sostanze d’abuso e si ritiene sia alla base delle sensazioni piacevoli di cui fanno esperienza molti fumatori. Per molti, l’esposizione prolungata alla nicotina provoca cambiamenti cerebrali il cui risultato è la dipendenza.

 

 Le proprietà farmacocinetiche della nicotina rafforzano la sua potenzialità di instaurare la dipendenza. Il fumo di sigarette produce una rapida diffusione al cervello della nicotina, che raggiunge il suo livello di picco entro 10 secondi dall’inalazione. Tuttavia, gli effetti acuti scompaiono velocemente, al pari della associata sensazione di appagamento, che fa sì che il fumatore si sforzi di mantenere il dosaggio che provoca l’effetto di piacere e prevenga le sensazioni spiacevoli dell’astinenza.

 

Smettere di fumare è possibile

In Italia il 18% della popolazione tra 18 e 69 anni è composta da ex fumatori, il che dimostra che smettere è possibile e comporta una riduzione sostanziale dei rischi di malattia e morte prematura. Sebbene i benefici siano maggiori per coloro che smettono precocemente, la cessazione è benefica sempre. Smettere riduce in modo consistente i seguenti rischi per la salute:

  • cancro del polmone e altri tipi di cancro
  • malattie coronariche, ictus cerebrale, vasculopatie periferiche
  • sintomi respiratori come tosse, dispnea e broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco), una delle principali cause di morte in Italia
  • nelle donne in età fertile, il rischio di infertilità. Nelle donne che non smettono di fumare durante la gravidanza, il rischio di avere bambini di basso peso alla nascita.

Che cosa bisogna fare per sostenere i fumatori che vogliono smettere

  • Secondo la Tobacco free iniziative dell’OMS, sono necessari:
  • un approccio di sanità pubblica che tenda a creare un clima sociale e un ambiente che sostenga la volontà dei fumatori di smettere di fumare
  • un approccio basato sulla sorveglianza, la ricerca e l’informazione che promuova lo scambio di informazioni e di conoscenze per aumentare la consapevolezza dell’esigenza di modificare le norme e i valori sociali
  • un sistema sanitario che utilizzi le pratiche più efficaci (comportamentali e farmacologiche) per aiutare le persone dipendenti dal tabacco nei loro tentativi di smettere, aumentando le probabilità di successo.

trattamenti efficaci aumentano le probabilità di smettere

  • L’intervento clinico breve, cioè il consiglio e l’assistenza competente del medico, della durata media di circa 10 minuti ha un effetto, anche se piccolo, sulla probabilità di smettere
  • il counseling (individuale, di gruppo, o telefonico)
  • le terapie comportamentali intensive aumentano il tasso di cessazione, rispetto a nessun trattamento, di circa il 7%
  • trattamenti farmacologici che funzionano:
  • prodotti sostitutivi a base di nicotina, sotto qualsiasi forma (cerotti, gomme o inalatori) aumentano il tasso di cessazione del 4-6% rispetto a un placebo
  • il Buproprione aumenta il tasso di cessazione dell’8% rispetto a un placebo
  • la Vareniclina aumenta la probabilità di smettere di fumare e diventare ex fumatore, rispetto al tentativo di smettere senza alcun ausilio.

La combinazione di farmaci e counseling è più efficace dei trattamenti da soli. Infine, bisogna rilevare che si moltiplicano gli studi di valutazione che mostrano che il supporto è efficace anche quando fornito con sedute di gruppo oppure attraverso quit-line telefoniche specializzate, attraverso siti web che utilizzano programmi automatici, e attraverso smart-phone.

 

Se i fumatori che cercano di smettere di fumare utilizzassero i trattamenti efficaci, molti più tentativi avrebbero successo.

 

Risorse disponibili

 

Pubblicazioni nazionali

 

Report nazionale

Prodotti di comunicazione: schede fronte-retro e report tematici

Riviste nazionali

 

Pubblicazioni locali

 

Dati sul consumo di alcol sono disponibili anche a livello locale sia all’interno dei report regionali e aziendali, che riassumono i risultati annuali della sorveglianza, sia in pubblicazioni specifiche (rapporti dedicati, schede tematiche, ecc).

 

Consulta le pubblicazioni locali di:

 

Focus