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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Invecchiamento e salute

Stefania Salmaso e Luana Penna – Centro nazionale di Epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps-Iss)

 

12 novembre 2015 - In occasione della Giornata internazionale degli anziani (1 ottobre), l’Organizzazione mondiale della salute ha presentato il report globale su Invecchiamento e salute ("World report on ageing and health") da cui emerge che, in tutto il mondo, le migliorate prospettive di vita degli ultimi 50 anni hanno portato all’aumento della percentuale di ultra 64enni e che, nel 2020, ci saranno più ultra 60enni che bambini sotto i cinque anni. L’Italia si colloca al secondo posto mondiale per la longevità, dopo il Giappone mentre è in aumento la prospettiva di vita per brasiliani, cinesi e indiani.

 

Dal report si evidenzia che l’incremento di longevità comporterà maggiori costi per sostenere gli anziani e garantire loro una migliore qualità di vita. In risposta all’andamento globale dell’allungamento della vita, alla fine degli anni ’90 l’Oms ha posto l’attenzione verso un cambiamento di paradigma, proponendo una vecchiaia non necessariamente gravata da emarginazione, malattie e disabilità, ma promuovendo l’invecchiamento sano e attivo, definito come un processo che «permette agli individui di realizzare il proprio potenziale per il benessere fisico, sociale e mentale attraverso l’intero corso dell’esistenza e di prendere parte attiva alla società, fornendo loro al contempo protezione, sicurezza e cure adeguate quando necessitino di assistenza». È quindi importante che all’avanzare dell’età gli obiettivi mondiali si concentrino su due ambiti principali: la salute e l’essere soggetti attivi nella società (per il secondo obiettivo la salute è una componente necessaria, ma non sufficiente).

 

Nell’ambito della salute l’“Action plan on healthy ageing 2012-2016” l’Oms propone in particolare cinque interventi prioritari:

  • prevenire le cadute
  • promuovere l’attività fisica
  • promuovere l’assistenza domiciliare e i servizi di self-care
  • miglioramento delle competenze specialistiche nell’ambito del personale dell’assistenza sanitaria e sociale.
  • inserire nei setting assistenziali programmi di vaccinazione antinfluenzale e di prevenzione delle malattie.

Nel documento “Active ageing. A policy framework” pubblicato nel 2002, l’Oms ha individuato tre pilastri necessari per sostenere un invecchiamento attivo: la salute, la partecipazione e la sicurezza. Passi d’Argento, sistema di sorveglianza avviato nel 2007, utilizza questi indicatori per monitorare la qualità dell’invecchiamento degli ultra 64enni italiani.

 

In vista dell’anno internazionale dell’invecchiamento attivo, l’Oms e l’Europa delle Nazioni Unite (Unece), hanno messo a punto per la Regione europea l’indice di invecchiamento attivo (Active Ageing Index - Aai) pensato come “strumento per misurare il potenziale inutilizzato degli anziani per un invecchiamento attivo e in buona salute tra i vari Paesi”. Con 22 indicatori raggruppati in 4 aree (contributo attraverso attività remunerate, l’attività sociale e la partecipazione, la vita autonoma e indipendente, l’ambiente e la sua capacità di favorire l’invecchiamento attivo) si cerca di dare la misura di quanto ogni Paese europeo abbia e crei le condizioni per un effettivo invecchiamento attivo e sano dei suoi abitanti. Ciascuna delle aree viene indagata attraverso una serie di indicatori, che concorrono a determinare il valore complessivo dell’indice.

 

L’Aai è uno strumento comparativo, che permette ai decisori politici nazionali di valutare la loro perfomance in tema di invecchiamento attivo rispetto agli altri Stati membri dell’Ue, di monitorare i progressi nel tempo e di intervenire per ridurre le disparità di genere (viene infatti calcolato separatamente per uomini e donne). La classifica degli Stati membri dell’Unione europea per l’indice di invecchiamento attivo vede ai primi posti tre Paesi nordici (Svezia, Finlandia e Danimarca), mentre la maggioranza dei Paesi dell’Europa centrale e orientale sono in fondo alla classifica. Nell’ultima rilevazione (2014), l’Italia si classifica 14ma (score di 34) fra i 28 Paesi europei che aderiscono fornendo i dati per la misura dell’indice, a metà strada tra la Svezia e Danimarca (rispettivamente score 44,9 e 40,3) e Polonia e Grecia (rispettivamente score 28,1 e 27,6).

 

È stata osservata un’elevata correlazione dell’Aai con il Pil pro capite: gli Stati membri dell’Ue con maggiore ricchezza e migliore tenore di vita sono più inclini a favorire e sviluppare esperienze di invecchiamento attivo. Nel 2012 la Commissione europea ha lanciato il Partenariato europeo per l’innovazione sull’invecchiamento attivo e in buona salute (Eip-Aha): un’iniziativa pilota che mira a coinvolgere Regioni, città, ospedali e organizzazioni per affrontare la sfida rappresentata dall’invecchiamento demografico, con l’obiettivo di accrescere di due anni la speranza di vita in buona salute dei cittadini europei entro il 2020.

 

La partecipazione attiva delle persone anziane può essere promossa attraverso una serie di iniziative in cui le persone più avanti con l’età rappresentino una risorsa per la collettività, e riducano il loro livello di dipendenza dagli altri innalzando la qualità della loro vita. Il concetto di “anziano-risorsa” parte da una visione positiva della persona, che è in continuo sviluppo ed è in grado di contribuire, in ogni fase della vita, sia alla propria crescita individuale che collettiva.

 

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