Trasformare in confidenza la diffidenza sui vaccini
In un’intervista (pdf 719 kb) pubblicata sul bollettino Oms di febbraio scorso, l’antropologa britannica Heidi Larson presenta l’approccio con cui si impegna da oltre 20 anni per trasformare in confidenza la diffidenza sui vaccini e per avvicinare mondo sanitario e grande pubblico su questo tema.
La studiosa che attualmente guida il Vaccine Confidence Project alla London School of Hygiene & Tropical Medicine ha ricoperto anche altri ruoli chiave in enti e programmi di promozione dei programmi vaccinali, da responsabile della comunicazione per il programma globale di vaccinazione dell’Unicef alla direzione delle attività di sostegno della Gavi Alliance (in precedenza denominata Alleanza Mondiale per Vaccini e Immunizzazione).
Sulla base della sua formazione e della sua esperienza, Heidi Larson ribadisce la rilevanza di una comunicazione corretta su rischio e benefici dei vaccini, che è necessaria – anzi indispensabile – ma non sufficiente. Deve infatti essere accompagnata da una conoscenza approfondita e dettagliata acquisita sul campo, Paese per Paese, contesto locale per contesto locale, attraverso l’“osservazione partecipante” che consente di immedesimarsi nelle motivazioni sociali, culturali o politiche di rifiuto alle vaccinazioni. Solo in questo modo è possibile capire e risolvere sia le macroresistenze (più generali, risultato della scarsa informazione o della disinformazione) sia le microresistenze (di contesto, legate alla cultura e alla situazione locale).
Nell’intervista sono riportati vari esempi, tra cui quello del rifiuto alla vaccinazione antipoliomielite verificatosi nel corso della campagna di eradicazione della malattia nello stato indiano dell’Uttar Pradesh. La mancata adesione originava in parte da voci incontrollate che la vaccinazione rendesse sterili, ma parlando direttamente con le mamme è emersa anche la loro preoccupazione che i vaccinatori non fossero del posto (che provenissero da Delhi o da altre zone dell’India) e che fossero maschi.
L’intervista traccia un profilo delle posizioni della popolazione generale rispetto ai vaccini: una persona su dieci (ma questa quota sta aumentando) ha un atteggiamento di rifiuto irrecuperabile dettato da una visione alternativa e ormai consolidata da tempo sulla salute.
I determinanti del rifiuto/diffidenza sono sostanzialmente tre:
- convinzioni personali o della comunità (culturale, religiosa) cui si appartiene
- circostanze esterne, come guerre o conflitti locali
- dubbi e timori su alcuni vaccini specifici, come nel caso ormai paradigmatico del vaccino contro morbillo-parotite-rosolia dopo l’articolo ritrattato di Andrew Wakefield su Lancet del 1998.
L’antropologa richiama il difficile equilibrio tra la massa delle notizie che corrono in rete e le attività di corretta comunicazione continuamente avviate.
Risorse utili
- Leggi l’articolo “Underlying issues are key to dispelling vaccine doubts” (pdf 719 kb).