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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Sviluppo, valutazione e approvazione dei vaccini contro COVID-19



Da quando, l’11 gennaio 2020, è stata pubblicata la sequenza genetica del virus SARS-CoV-2, ricercatori in tutto il mondo hanno collaborato per sviluppare il prima possibile vaccini sicuri ed efficaci contro il COVID-19. In alcuni casi è stato fatto ricorso alla stessa tecnologia (o “piattaforma”) di vaccini già in uso, in altri sono stati utilizzati nuovi approcci. L’obiettivo di tutti questi vaccini è quello di produrre una risposta immunitaria al fine di neutralizzare il virus e impedire l’infezione delle cellule.

 

Le principali piattaforme utilizzate per lo sviluppo di vaccini anti-COVID-19 sono le seguenti:

  • vaccini virali inattivati: prodotti coltivando il virus SARS-CoV-2 in colture cellulari e inattivandolo chimicamente
  • vaccini vivi attenuati: prodotti generando una versione geneticamente indebolita del virus che si replica in misura limitata, non causando la malattia ma inducendo risposte immunitarie simili a quelle indotte dall'infezione naturale
  • vaccini proteici ricombinanti: basati sulla proteina spike, o sulla receptor binding domain (RBD) o su particelle simili a virus (VLP)
  • vaccini a vettore virale: tipicamente basati su un virus esistente (generalmente un adenovirus incompetente per la replicazione) che trasporta la sequenza del codice genetico che codifica per la proteina spike
  • vaccini a DNA: basati su plasmidi, modificati in modo da trasportare geni che codificano in genere per la proteina spike che viene poi prodotta nell'individuo vaccinato
  • vaccini a RNA: basati su RNA messaggero (mRNA) o un RNA autoreplicante che fornisce l'informazione genetica per la proteina spike.

Il processo di valutazione dei vaccini

Generalmente lo sviluppo di un vaccino è un processo lungo, che necessita dai sette ai dieci anni, durante i quali le ricerche vengono condotte a tappe successive che includono i test di qualità, la sperimentazione preclinica e le fasi della sperimentazione clinica nell’uomo. La sperimentazione clinica include tre fasi di studi:

  • studi di fase 1 generalmente condotti su volontari sani per l’identificazione della dose ottimale e la valutazione della sicurezza nell’uomo
  • studi di fase 2 a carattere esplorativo e condotti su piccoli gruppi di persone, generalmente meno di 100
  • studi di fase 3, disegnati allo scopo confermativo e condotti su migliaia o decine di migliaia di persone.

I vaccini candidati vengono quindi testati prima in laboratorio, poi sugli animali e infine su volontari umani. Gli studi presi in esame devono poter confermare l’efficacia e la sicurezza dei vaccini e che i loro benefici siano superiori a qualsiasi potenziale effetto collaterale o rischio. Il monitoraggio della sicurezza è parte integrante di tutte le tappe dello sviluppo.

 

Il ruolo della European Medicine Agency (EMA)

In Europa, quando un’azienda farmaceutica ritiene di essere in grado di dimostrare la qualità, sicurezza ed efficacia del prodotto per una specifica indicazione terapeutica, sottopone alla European Medicine Agency (EMA) una richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio. EMA valuta che il prodotto soddisfi i rigorosi standard UE su sicurezza, efficacia e qualità e che sia prodotto e controllato in impianti approvati e certificati, in linea con gli standard farmaceutici necessari per la commercializzazione su larga scala. Al termine del processo di valutazione, l'EMA può così raccomandare un'autorizzazione all'immissione in commercio. Solo dopo la raccomandazione dell’EMA e la successiva autorizzazione da parte della Commissione Europea, l’azienda inizia il processo di produzione su ampia scala.

 

Via via che i prodotti vengono somministrati, l'EMA identifica e valuta tempestivamente le nuove informazioni e i dati rispetto a benefici e sicurezza, e monitora gli eventuali eventi avversi riportati dalla sorveglianza post-marketing.

 

Nel caso dei primi vaccini anti-COVID-19 approvati durante la pandemia da SARS-CoV-2, è stato fatto ricorso alla rolling review o all’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio, un tipo di approvazione per i prodotti che rispondono a esigenze medico-sanitarie non ancora soddisfatte, in particolare in situazioni di emergenza. In questo caso, le procedure autorizzative standard vengono effettuate in tempi e modalità molto più agili del normale: l’EMA offre alle aziende orientamento e supporto per presentare la domanda di approvazione, e si avvale di procedure rapide di analisi, valutando i dati che via via si rendono disponibili. Nelle situazioni di emergenza, questa procedura garantisce una valutazione il più veloce possibile e, al contempo, completa e approfondita di tutti i requisiti necessari in termini di sicurezza, efficacia e qualità del vaccino.

 

Le autorità regolatorie fanno ricorso a questo strumento se il beneficio della disponibilità immediata di un farmaco supera chiaramente il rischio legato al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. L’autorizzazione condizionata si basa infatti su dati meno completi rispetto a quelli richiesti per una “normale” procedura di approvazione e immissione in commercio. Tuttavia, una volta concessa, le aziende sono obbligate a fornire entro determinate scadenze ulteriori dati per confermare che i benefici continuano a superare nettamente gli eventuali rischi.

 

Un'autorizzazione condizionata non è un'autorizzazione all'uso d'emergenza, che alcuni Paesi utilizzano (per esempio, gli Stati Uniti o il Regno Unito) per consentire l'uso temporaneo di un medicinale non autorizzato in situazioni d'emergenza. Un'autorizzazione d'emergenza non è infatti un'autorizzazione alla messa in commercio del prodotto. Un'autorizzazione condizionata rappresenta invece a tutti gli effetti un'autorizzazione formale: nel caso dei vaccini contro il COVID-19, è stato lo strumento più appropriato per garantire l'accesso a un vaccino a tutti i cittadini europei contemporaneamente e sostenere le campagne di vaccinazione di massa.

 

Come è stato possibile sviluppare così rapidamente vaccini contro COVID-19?

Gli studi sui vaccini contro il COVID-19 sono iniziati nella primavera 2020 e in meno di un anno (a dicembre 2020) l’EMA ha raccomandato di concedere un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a un primo vaccino a RNA messaggero (mRNA): Comirnaty, della ditta BioNTech/Pfizer. E subito dopo, il 6 gennaio 2021, ne ha concessa una seconda per il vaccino prodotto da Moderna. Il processo di sviluppo ha subito un’accelerazione senza precedenti a livello globale. Eppure, nessuna tappa del processo è venuta meno, grazie al concorso di diversi fattori:

  • ricerche già condotte in passato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA)
  • studi sui coronavirus umani correlati al SARS-CoV-2, per esempio quelli che hanno provocato SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) e MERS (Middle East Respiratory Syndrome)
  • ingenti risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi stretti
  • conduzione parallela delle varie fasi di valutazione e di studio
  • produzione del vaccino parallelamente agli studi e al processo di autorizzazione
  • ottimizzazione della parte burocratica/amministrativa
  • valutazione da parte delle agenzie regolatorie dei risultati ottenuti, man mano che questi venivano prodotti (rolling review) e non, come generalmente si usa fare, solo dopo il completamento di tutti gli studi.

 

Data di ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2024

Data di creazione della pagina: 7 gennaio 2021

Revisione a cura di: Antonietta Filia - Dipartimento malattie infettive, ISS