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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La sorveglianza dei casi gravi e decessi da influenza confermata in Italia nella stagione 2014/15



L’influenza costituisce un importante problema di sanità pubblica a causa del numero di casi che si verifica ogni stagione e che può essere più o meno elevato a seconda della trasmissibilità del virus influenzale circolante.

 

Durante la stagione 2014/15 la curva epidemica ha mostrato un andamento sovrapponibile a quello osservato nella stagione post pandemica del 2010/11, con un numero totale di casi stimati ad oggi pari a 6.500.000. Per maggiori dettagli consultare il sito della sorveglianza Influnet.

 

Dalla stagione pandemica 2009/10 è attivo in Italia il monitoraggio dell’andamento delle forme gravi e complicate di influenza stagionale (introdotto con Circolare del 19 novembre 2009 e successive integrazioni con Circolari del 26 novembre 2009, del 27 gennaio 2011, del 7 dicembre 2011, 16 gennaio 2013, 16 gennaio 2014, e del 12 gennaio 2015).

 

Secondo quanto previsto dalla circolare del ministero della Salute, le Regioni e Province autonome sono tenute a segnalare al ministero e all’Iss i casi gravi e complicati di influenza, le cui condizioni prevedano il ricovero in Unità di terapia intensiva (UTI) e/o, il ricorso alla terapia in ECMO [1].

 

Nella stagione 2014/15, sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi da influenza confermata da 19 regioni e province autonome. Nella stagione attuale, l’85% dei casi gravi è stato segnalato, nel complesso, da 7 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia).

 

Dopo la stagione pandemica 2009/10 (che ha fatto registrare 592 casi gravi e 204 decessi) questa stagione ha registrato il maggior numero di casi superando anche la stagione post-pandemica 2010/11 (con 421 casi e 162 decessi). Nella maggior parte dei casi gravi segnalati quest’anno è stato isolato il virus A/H1N1pdm09 (76%), seguito dall’A/H3N2 (13%) e da virus A/non tipizzati (7%) e B (4%).

 

A differenza di quanto osservato nella stagione pandemica e post-pandemica, durante questa stagione, molti casi si sono verificati in soggetti di età > 65 anni con una età media di 60 anni (range 0-101) la più alta registrata dopo la stagione 2011/12 (63,5; range 0-88) dominata dal virus A(H3N2).

 

Il 78% dei casi gravi ed il 91% dei decessi segnalati al sistema nella stagione 2014/15, presentava almeno una patologia cronica preesistente per la quale la vaccinazione antinfluenzale viene raccomandata. Solo il 7,6% dei casi gravi segnalati al sistema aveva effettuato il vaccino antinfluenzale stagionale. Undici donne erano in gravidanza al momento della segnalazione, una di queste è deceduta, nessuna si era vaccinata.

 

La caratterizzazione antigenica dei virus influenzali circolanti condotta al livello Europeo e nazionale ha evidenziato differenze tra il virus influenzale di tipo A(H3N2) circolante e quello contenuto all’interno del vaccino mentre per il virus A(H1N1)pdm09 non sono state osservate differenze rispetto al virus contenuto nel vaccino.

 

Dalla stagione 2009/10 ad oggi sono stati segnalati 1.788 casi gravi e 604 decessi in Italia. Considerato che, il virus maggiormente isolato è stato il virus pandemico A(H1N1)pdm09, tuttora contenuto nel vaccino stagionale, e che, dal 2009 ad oggi, non ha subito variazioni antigeniche rilevanti appare evidente come la vaccinazione annuale di questi soggetti avrebbe potuto evitare molti casi gravi.

 

Riferimenti

Nota 1: Si definiscono forme gravi e complicate di influenza confermata:

  • gravi infezioni respiratorie acute (SARI): casi di sindrome simil-influenzale (vedi Protocollo operativo INFLUNET www.iss.it/iflu) e difficoltà respiratoria che richiedono un ricovero ospedaliero in Unità di Terapia Intensiva (UTI) e/o il ricorso alla terapia in ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, in italiano Ossigenazione Extracorporea a Membrana), in cui sia stata confermata, attraverso specifici test di laboratorio, la presenza di un sottotipo di virus influenzale;
  • sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS): sindrome infiammatoria polmonare, caratterizzata da lesioni alveolari diffuse ed aumento della permeabilità dei capillari polmonari, con incremento dell'acqua polmonare extracapillare, definito come edema polmonare non cardiaco, che richieda un ricovero ospedaliero in UTI e/o il ricorso alla terapia in ECMO in cui sia stata confermata, attraverso specifici test di laboratorio, la presenza di un sottotipo di virus influenzale. Clinicamente l'ARDS è caratterizzata da una dispnea grave, tachipnea e cianosi, nonostante la somministrazione di ossigeno, riduzione della "compliance" polmonare ed infiltrati polmonari bilaterali diffusi a tutti i segmenti.
  • Secondo l'American European Consensus Conference la diagnosi di ARDS può essere posta qualora siano presenti i seguenti criteri:
  • insorgenza acuta della malattia;
  • indice di ossigenazione PaOz/FiOz inferiore a 200 mmHg, indipendentemente dal valore PEEP (Positive End Expiratory Pressure);
  • infiltrati bilaterali alla radiografia toracica in proiezione antero-posteriore;
  • pressione di chiusura dei capillari polmonari (PCWP) inferiore a 18 mmHg, escludendo un'origine cardiaca dell'edema polmonare.

 

 

Data di creazione della pagina: 23 aprile 2015

Revisione a cura di: Caterina Rizzo e Antonino Bella – reparto Epidemiologia delle malattie infettive (Cnesps-Iss)