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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Letteratura scientifica: alcuni contributi nazionali e internazionali sul tema delle vaccinazioni



L’articolo “Perspectives on the Impact of Varicella Immunization on Herpes Zoster. A Model-Based Evaluation from Three European Countries”, pubblicato ad aprile 2013 sulla rivista Plos One , riporta i risultati di uno studio sulla vaccinazione contro il virus della varicella (Vzv) condotto in tre Paesi europei (Italia, Finlandia e Regno Unito). L’introduzione della vaccinazione di massa anti Vzv è stata, infatti, ritardata in diversi Paesi europei a causa di diverse ragioni tra cui la possibilità di un aumento dell’incidenza di Herpes Zoster (Hz) nei primi 10 anni dall’inizio della campagna vaccinale (dovuto al declino del potenziamento dell’immunità cellulo-mediata causato da una ridotta circolazione del virus della varicella). Per valutare il possibile impatto della vaccinazione anti-varicella sull’epidemiologia dell’Herpes Zoster nei tre Paesi sopra descritti è stato usato un modello matematico sulla trasmissione e riattivazione del virus della varicella zoster. Nonostante l’ampia incertezza legata all’Hz e ai parametri relativi al vaccino, le valutazioni a medio termine emerse indicano che l’aumento dell’incidenza dell’Hz è probabile in Paesi che presentano un tasso di incidenza più basso in assenza di immunizzazione (verosimilmente dovuto a una maggiore forza di boosting come per esempio in Finlandia). Al contrario, l’aumento dell’incidenza di Hz potrebbe essere minore dove la forza del boosting è minore (per esempio nel Regno Unito). Inoltre, nonostante i diversi livelli iniziali di successo delle politiche vaccinali, nei Paesi esaminati è prevista una convergenza dell’incidenza post-vaccinazione dell’Hz. A differenza di quanto riportato in letteratura, i risultati dello studio mostrano che non vi è certezza dell’aumento di incidenza dell’Herpes zoster dopo l’introduzione della vaccinazione anti-varicella, si tratta di una condizione che dipende dalla presenza o assenza dei fattori che favoriscono una forte intensità di boosting (che può essere o meno influenzata da cambiamenti nella circolazione della varicella dovuti alla vaccinazione di massa). Questi risultati potrebbero spiegare quanto si sta osservando nei paesi che hanno introdotto l’immunizzazione di massa contro la varicella che non stanno sperimentando un incremento di Hz.

 

Nell’articolo “Current controversies in childhood vaccination”, pubblicato sul South Dakota Magazine nel 2013, viene affrontato il problema dell’incremento dei rifiuti vaccinali, attualmente una delle principali sfide per i pediatri e i medici in generale. Il rifiuto vaccinale si manifesta nonostante i conclamati e scientificamente provati benefici individuali e collettivi della vaccinazione. Le controversie relative alle componenti vaccinali e alle reazioni avverse hanno portato i genitori a credere che i vaccini possano essere dannosi. Si aggiunge a questo una informazione/comunicazione spesso inesatta disponibile su internet e sugli altri media. Questa paura diffusa ha portato a una diminuzione dei tassi di copertura vaccinale nonostante le evidenze scientifiche sottolineino la sicurezza dei vaccini rispetto, per esempio all’insorgenza di autismo, disabilità o altre patologie. Alcuni genitori credono anche che esistano metodi alternativi per evitare malattie, aderendo a pratiche che hanno poca validità scientifica. Non è una coincidenza che i recenti focolai di malattie prevenibili da vaccino (tra cui morbillo e pertosse) siano stati registrati in zone in cui le vaccinazioni sono diminuite a causa della presenza di soggetti che rifiutavano le vaccinazioni. L’articolo mira a rivedere alcuni dei miti e delle controversie relative alle vaccinazioni e rappresenta una risorsa per fornire un’adeguata informazione e riferimenti utili per operatori e famiglie stesse.

 

I risultati di un nuovo studio, pubblicati a marzo 2013 sulla rivista scientifica The Journal of Pediatrics nell’articolo “Increasing Exposure to Antibody-Stimulating Proteins and Polysaccharides in Vaccines Is Not Associated with Risk of Autism”, si aggiungono alle numerose evidenze scientifiche disponibili che indicano che i vaccini non causano l’autismo. Con questo studio gli autori hanno voluto in particolare affrontare le preoccupazioni di tanti genitori riguardo la somministrazione di un numero elevato di vaccini nei primi anni di vita del bambino e anche nel corso della stessa seduta vaccinale, ribadendo come la possibilità che la stimolazione del sistema immunitario da parte di vaccini possa essere associata a un maggior rischio di sviluppare l’autismo non è supportato da quanto noto sulla neurobiologia dei disturbi dello spettro autistico.

 

Data di creazione della pagina: 24 aprile 2013

Revisione a cura di: Caterina Rizzo – reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps-Iss